Milano, 10 marzo 2012 - Un allenatore di pallavolo femminile che adescava minorenni sul web, avvalendosi di falsi profili creati su diversi social network, e presentandosi come un 15enne, con un nickname, e' stato arrestato dai carabinieri con l'accusa di reati a sfondo sessuale.
 

L'arrestato è il 49enne Gianluca M., allenatore della squadra di pallavolo femminile di Trezzano sul Naviglio. L'uomo, residente a Trezzano ma domiciliato a Sesto San Giovanni, aveva diversi precedenti per reati a sfondo sessuale e contro minorenni con interdizione perpetua dai pubblici uffici e da attività in strutture frequentate da minori. Nonostante ciò fino al 2011 era riuscito a ottenere l'incarico di allenatore in diverse squadre femminili di pallavolo, tra cui l'Audax di Corsico (squadra femminile under 16), il Cesano Boscone (squadra femminile under 12) e, in ultimo, il Trezzano. Le indagini sono iniziate in gennaio proprio quando i carabinieri hanno scoperto che qualche mese prima l'arrestato era stato già allontanato dalla squadra femminile di pallavolo del Cesano (under 12).

Per adescare le sue vittime l'allenatore aveva creato due falsi profili Facebook attraverso i quali si presentava come un ragazzo di 15 o 16 anni. Aveva inoltre tre utenze telefoniche cellulari che utilizzava per scambiare messaggi con le ragazzine. Nei suoi telefoni i militari hanno trovato fotografie di giovanissime, tutte di età compresa tra i 13 e i 17 anni e conosciute tramite i social network Facebook o Netlog, spesso in atteggiamenti
erotici.
Quello che però ha colpito gli investigatori è l'abilità  del 49enne nel calarsi nei panni di un adolescente. Dopo i primi contatti partiva infatti un "corteggiamento virtuale" seguito da un "bombardamento psicologico", fatto di discorsi provocanti e ammalianti, con l'evidente finalità di indurre le vittime a sottomettersi e assoggettarsi al fantomatico giovane "Simone".

In questo modo riusciva a procurarsi materiale pornografico dalle ragazzine, tutte di età compresa tra gli 11 e i 16 anni. Nonostante si dimostrassero spesso estranee a tali pratiche, secondo i carabinieri il pedofilo riusciva, in una sorta di condizionamento psicologico, a indurle e istruirle su cosa fare e sul significato di alcune parole. Il linguaggio, in particolare, dopo una prima fase piuttosto amichevole e sentimentale, diveniva sempre più volgare e aggressivo. Un atteggiamento di chiara pericolosità sociale che ha indotto alla sua custodia cautelare nel carcere di San Vittore. L'indagato, in particolare, aveva adattato il proprio linguaggio all'età delle vittime e nelle conversazione usava termini, soprannomi e appellativi tipici dell'adolescenza.