Milano, 25 febbraio2012 - E' una delle foto-simbolo degli Anni di Piombo. Un giovane di spalle con il passamontagna che impugna una pistola e spara, affiancato da due compagni che corrono nella direzione opposta. Milano, via De Amicis, 14 maggio 1977. Quel giorno, durante gli scontri di piazza, morì un vicebrigadiere di polizia, Antonio Custra. A ucciderlo non fu quel giovane immortalato nello scatto con in mano la pistola. Il suo nome è Maurizio Azzolini. All’epoca era studente dell’istituto superiore Cattaneo e militante della sinistra extraparlamentare. Trentacinque anni dopo quei fatti, Azzolini è il capo di gabinetto del vicesindaco di Milano Maria Grazia Guida, indicata in Giunta dal Pd, ma ora vicinissima al sindaco Giuliano Pisapia.


Una notizia, quella dell’incarico ricoperto da Azzolini, che ha scatenato le reazioni dell’opposizione in Comune. Il Popolo della Libertà ieri ha chiesto alla Guida di mandare via Azzolini. Polemica durissima. L’ex vicesindaco Riccardo De Corato, ora consigliere pidiellino, affonda il colpo: «L’ex terrorista Maurizio Azzolini non può rimanere tra i dirigenti di Palazzo Marino. Il vicesindaco rosso-arancione Guida non può tenerlo al suo fianco un minuto di più. Altrimenti i suoi rapporti con l’opposizione rischiano di compromettersi». Non basta. De Corato aggiunge: «Se Azzolini rimarrà al suo posto, la Guida farà uno sfregio a tutti coloro che subirono tragicamente gli anni del terrorismo». Un altro consigliere pidiellino, Carmine Abagnale, rincara la dose con una lettera aperta al vicesindaco. Per fatto personale. Quel 14 maggio 1977, infatti, Abagnale era in via de Amicis, ma dall’altra parte della barricata, vicebrigadiere di polizia del reparto Celere: «Ero lì a difendere le istituzioni democratiche mentre il suo capo di gabinetto, Maurizio Azzolini, mi sparava addosso. Non ero molto lontano da Custra».

E ancora: «Qualora vedrò aggirarsi per la sala del Consiglio comunale il suo capo di gabinetto non esiterò ad abbandonare l’aula chiedendo a tutti i consiglieri di unirsi al mio gesto in memoria di Custra». La Guida ieri ha preferito non replicare agli attacchi del centrodestra. Nessun commento neanche da parte di Pisapia, che lo scorso ottobre ha posto il veto sul nome di un altro ex terrorista, Sergio D’Elia, indicato dai Radicali per l’Ambrogino d’oro, la massima civica benemerenza cittadina.

Azzolini, intanto, sta curando le ferite riportate l’altro giorno in via dell’Agnello, quando gli è crollato addosso un pesante portone mentre si stava spostando a piedi al fianco della Guida, rimasta illesa. È proprio a causa dell’incidente che il nome di Azzolini è tornato all’onore delle cronache e si è scoperto che l’amministrazione di centrosinistra l’ha promosso a capo di gabinetto. Promosso, sì, perché Azzolini, durante le amministrazioni di centrodestra, era già dipendente comunale nel settore Educazione con gli assessori Bruno Simini e Mariolina Moioli. Ma nessuno aveva mai abbinato il suo nome, e la sua celebre foto, con Palazzo Marino.

 

di Massimiliano Mingoia