Milano, 23 febbraio 2012 - Il marito l'aveva visto solo in foto: a costringerla a sposarlo ci aveva pensato suo padre, pakistano come il marito che le era stato imposto. Una volta sancita l'unione il neosposo, si era lamentato con il padre della ragazza del fatto che la ragazza si concedesse controvoglia e che lui doveva costringerla ad avere rapporti sessuali: il genitore a questo punto l’ha ripetutamente picchiata, arrivando a toglierle il cellulare e a chiuderla in casa per impedirle di avere contatti gli amici italiani.

Per questo ieri mattina, con l’accusa di violenza sessuale, gli agenti della Squadra Mobile di Milano hanno eseguito un provvedimento di custodia cautelare in carcere nei confronti del 25enne marito e del 50enne padre di una ragazza di origine pakistana, oggi 23enne, che vive in un Comune dell’hinterland milanese da 12 anni. Il provvedimento è stato diposto dal Gip Chiara Valori su richiesta del Pm Gianluca Prisco. 

In base a quanto quanto riferito dagli investigatori, a “salvare” la ragazza è stato un suo coetaneo italiano di cui la giovane si era innamorata che, non riuscendo più ad avere sue notizie, passava spesso sotto casa sua, e che il 31 ottobre 2011 ha raccolto un bigliettino con una richiesta d’aiuto che la ragazza praticamente segregata in casa gli ha lanciato dalla finestra. Dopo averlo letto, il ragazzo ha aiutato l’amica a calarsi dal primo piano e l’ha accompagnata alla Questura di Milano a sporgere denuncia. La giovane è stata subito posta in una struttura protetta, e gli investigatori hanno svolto tutte le indagini ricostruendo la vicenda anche grazie alle testimonianze di amici e conoscenti della vittima che hanno più volte ricordato le sue confessioni e i segni delle percosse che aveva sul corpo.


La ragazza, seconda di cinque figli, ha raggiunto il padre in Italia quando aveva sette anni, ma i suoi veri problemi sono iniziati ne aveva 19. Nel 2008 infatti il padre le avrebbe mostrato la foto del figlio di un suo amico dicendole di essere già d’accordo con lui perché si sposassero. La ragazza, oramai occidentalizzata, si sarebbe vivacemente opposta dicendo di non conoscerlo e di non amarlo, ma in un successivo viaggio in Pakistan, dove il futuro sposo viveva, sarebbe stata costretta a fare con lui la cerimonia di promessa di matrimonio. La famiglia della giovane è poi rientrata in Italia ma dopo tre anni, nell’agosto 2011, è volata nuovamente nel Paese d’origine per dare ufficialmente in sposa la figlia al ragazzo. Dopo le nozze, celebrate il 4 settembre, il marito avrebbe preteso di consumare il matrimonio ma la ragazza si sarebbe opposta e sarebbero iniziate le violenze, poi proseguite in Italia dove la coppia si è sistemata nella casa di famiglia.

Secondo quanto emerge dalle indagini, tutta la famiglia, a partire dalla madre della ragazza, avrebbe saputo e tollerato le violenze perpetrate dai due uomini, forse in ragione di una “tradizione” che non prevede che una ragazza possa innamorarsi di chi vuole e condurre la vita che crede. Ora il padre, incensurato e regolarmente in Italia da diversi anni dove ha lavorato come operaio metallurgico prima, è stato rinchiuso nel carcere di San Vittore insieme con il genero.