Milano, 28 gennaio 2012 - Al palazzo di giustizia di Milano è il momento della cerimonia d'inaugurazione dell'anno giudiziario. Presenti, tra gli altri, il sindaco Giuliano Pisapia, il presidente della Provincia, Guido Podestà, il presidente della Regione, Roberto Formigoni e l'arcivescovo Angelo Scola. Numerosi i punti toccati dalla relazione del presidente della Corte d'Appello di Milano, Giovanni Canzio.

PRESCRIZIONE - Un primo argomento affrontato è quello relativo alla prescrizione. «Non è sostenibile - ha detto Canzio - l'attuale disciplina sostanziale della prescrizione del reato, nella parte in cui estende i suoi effetti sul processo penale» perché «si rivela in realtà come un agente patogeno » e «incentiva strategie dilatorie della difesa». Prosegue Canzio: «Lo Stato italiano si caratterizza nel panorama europeo per il maggior numero di condanne della corte di Strasburgo per irragionevole durata del processo penale da un lato, e per il più alto numero di declaratorie di estinzione del reato per prescrizione dall'altro (circa 200mila l'anno)».

IMMIGRATI - Per gli extracomunitari irregolari non serve la minaccia della sanzione pecuniaria "ma al suo posto è meglio ampliare le "ipotesi di espulsione’’. Spiega Giovanni Canzio, presidente della Corte d’appello di Milano in uno dei passaggi nella sua relazione per l’ inaugurazione dell’anno giudiziario. "La minaccia della sanzione pecuniaria - osserva Canzio - difficilmente costituirà un deterrente per i cittadini extracomunitari, solitamente privi di risorse economiche ma l’ampliamento delle ipotesi di espulsione (...) potrebbe garantire meglio l’effettiviità del precetto penale".

SOVRAESPOSIZIONE -  "La ‘speciale’ e obiettiva sovraesposizione, che negli anni più recenti ha caratterizzato gli uffici giudiziari milanesi, sul piano dei rapporti con i media e con la politica, per la particolare importanza e rilevanza sociale sia dei fatti sia delle persone coinvolti in indagini e processi, è destinata a stemperarsi - ha spiegato Canzio - E’ necessario che ‘’tutti’’ osservino ‘’le regole deontologiche’’.