Milano, 20 gennaio 2012 - Per ora Carmine, Oliviero e Giuseppe hanno solo promesso di rifletterci. Di riflettere sulla possibilità di scendere, tutti o uno solo di loro, dalla torre faro al binario 24 della stazione Centrale di Milano, là dove sono saliti 41 giorni fa - l’8 dicembre scorso - per protestare contro la soppressione dei treni notturni diretti in meridione decisa dalle Ferrovie dello Stato. Il taglio dei convogli ha lasciato senza lavoro loro e altri 800 colleghi della Servirail, la ex Wagon Lits, in tutta Italia. A chiedere ai tre di scendere è il loro sindacato. «I motivi della nostra richiesta sono due - spiega Rocco Ungaro, rappresentante della Filt-Cgil -. Innanzitutto siamo preoccupati per la loro salute: 41 giorni consecutivi a 20 metri di altezza non sono uno scherzo, specie con queste temperature». E il primo a riconoscerlo è Carmine: «In queste notti - racconta - il freddo si è fatto sentire, la situazione è sempre più difficile. Ma non intendiamo mollare».


Quando gli si chiede che gli abbia detto il medico che è andato a visitare lui e gli altri due compagni di lotta, risponde: «Ci ha trovato bene, tant’è che ci ha messo a dieta; dice che mangiamo troppi grassi». «Il ministro Corrado Passera - riprende Ungaro - ha dichiarato pubblicamente che il problema dei treni notturni esiste e che va risolto. È una dichiarazione importante alla quale pretendiamo che seguano i fatti. Anche per questo - ecco il secondo motivo - chiediamo a Carmine, Oliviero e Giuseppe, o anche ad uno solo di essi, di scendere dalla torre. Sarebbe un segnale di distensione, un’ulteriore apertura al governo. Nessuno scambio, sia chiaro: l’obiettivo della vertenza resta il ripristino almeno parziale dei treni che da Milano, Torino e Venezia raggiungevano il Sud».

Una lunga telefonata, ieri pomeriggio, tra i tre e i loro rappresentanti sindacali non è servita a porre fine al presidio in alta quota. È ancora Carmine a parlare: «Fa freddo - ripete -, è dura restare qui. Ci siamo rivolti al presidente della Repubblica ma non ci ha risposto e questo ci ha deluso. Ora ci rivolgiamo al ministro Passera: bene la sua dichiarazione, ma ora faccia presto, convochi il prima possibile un tavolo nazionale, ci restituisca i nostri treni». Che i tre scendano o no, la Cgil sta pensando ad una nuova forma di protesta: un presidio itinerante che parta da Milano e tocchi - da Torino fino a Bari - tutte le città coinvolte dalla soppressione dei treni notturni. «Un modo — dicono i sindacalisti — per unire la protesta e portarla alla ribalta nazionale». Un’idea che ha già incassato il sì dei rappresentanti meridionali della Filt-Cgil e che nelle prossime ore sarà sottoposta a Cisl e Uil.