Milano, 3 gennaio 2011 - Sarà che le risorse destinate dai committenti, quindi Stato e Regioni, sono poche, sarà che i costi dei biglietti di Trenitalia sono molto inferiori rispetto ai quelli di altri paesi europei, sarà quel che sarà ma di fatto a farne le spese sono sempre i pendolari. Delle tratte lunghe, se con treni a lunga percorrenza, e di quelle medie, se si parla di treni locali. Ne sanno qualcosa i pendolari lombardi che, scongiurato il pericolo del taglio ai servizi dopo che il Governo ha rimpolpato il Fondo del trasporto pubblico, sono costretti comunque a confrontarsi quotidianamente, anche in questo inizio d’anno, con i disservizi.
 

Treni in ritardo, carrozze poche, senza riscaldamento e sovraffollate. Certo, qualche lieve miglioramento c’è stato ma, tuona Giorgio Dahò, portavoce dei Comitato pendolari lombardo, «siamo ancora molto lontani dai livelli dei servizi offerti in altri paesi europei dove certamente c’è anche una maggiore densità della rete ferroviaria e i treni viaggiano spediti». Gìà, perché l’altra spina nel fianco di lavoratori e studenti costretti ad usare il treno è proprio la lentezza. «Ma le Ferrovie dello Stato non possono certo chiamarsi fuori del tutto - analizza Dahò - poichè hanno le loro responsabilità in quanto operando sostanziamente in regime di monopolio fanno il bello e il cattivo tempo». E ancora: «Certo, la Regione Lombardia per contrastare questa situazione ha costituto Trenord, la società partecipata, ma questa operazione per il momento non ha dato i risultati sperati. Non solo, ha indebolito la forza contrattuale della Regione che prima era un ottimo cliente delle Ferrovie e poteva anche fare la voce grossa. Ciò ha reso il sistema ferroviario regionale più dipendente dagli umori della politica».
 

Ferrovie, dal canto loro, ribadiscono che, citando il recente dossier di Legambiente, Pendolaria, «la Lombardia destina solo lo 0,45% del suo bilancio ai trasporti pubblici e che sono stati sempre favoriti quelli su gomma e che in Germania un abbonamento mensile per un percorso di 50 chilometri costa 5 volte di più che da noi». Ma dal Pirellone, l’assessore ai Trasporti, Raffaele Cattaneo non perde occasione per ricordare invece quanto è stato fatto per i pendolari nel 2011. Con il cambio orario di dicembre, fanno sapere dagli uffici, «sono 137 le nuove corse, ad esempio la S13 sulla linea Milano Pavia, 189 quelle velocizzate, 167 nuove fermate, 43.500 posti in più e 168.100 i minuti risparmiati all’anno, pari a 2.800 ore». Ma i pendolari della Milano-Lecco faticano a salire sulle carrozze perchè da sette sono scese a cinque «e forse le altre le utilizzano per coprire i servizi da un’altra parte», insinua Dahò. Mistero. L’unico dato certo, lo raccontano le statistiche, è che in tempo di crisi si usano di più i mezzi pubblici, meno l’auto. Qualcuno sembra ancora non curarsene più di tanto.


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