Milano, 3 gennaio 2012 - Il Comune attende l’intervento della Regione. La Regione rilancia la palla nel campo comunale. I commercianti, intanto, sono in rivolta. La liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali prevista nel decreto «salva Italia» del Governo Monti crea scompiglio a Milano e in Lombardia. Gli enti locali hanno tempo 90 giorni per adeguare i loro ordinamenti alla nuova disposizione statale, che consente di tenere aperte 24 ore su 24 le saracinesche di negozi, bar, ristoranti, locali e supermercati.

A differenza di Roma, Napoli e Como, pronte ad applicare la liberalizzazione, Milano non ha fretta. L’assessore comunale al commercio Franco D’Alfonso resterà all’estero fino a giovedì. E da Palazzo Marino fanno sapere che aspettano le mosse del Pirellone prima di mettere in atto qualsiasi intervento. La posizione del Comune sulla liberalizzazione è cauta. Nell’assessorato al Commercio lavorano già a un’ipotesi di apertura più limitata delle saracinesche a Milano: dalle 8 alle 24 (invece che 24 ore su 24), da valutare zona per zona. Entro la fine della settimana un incontro con i sindacati.

L'assessore regionale al Commercio Stefano Maullu, intanto, fa notare che il decreto Monti riguarda la concorrenza, non il commercio, che è una competenza affidata alle Regioni. Due le conseguenze, secondo l’assessore. La prima: sono i Comuni a dover pensare a come applicare la liberalizzazione. La seconda: giuridicamente difficile, per il Pirellone, pensare a un ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto, anche se la Regione Toscana l’ha già preannunciato. Quanto ai commercianti milanesi, la loro posizione è contraria alla liberalizzazione.

Simonpaolo Buongiardino (Unione del Commercio) è netto: «L’applicazione del decreto mette a rischio i posti di lavoro nei piccoli negozi, che sono il 60 per cento a Milano. La posizione di attesa del Comune è positiva». Alfredo Zini (Epam) rincara la dose: «Siamo in rivolta perché sono altri, non il nostro, i settori che andrebbero liberalizzati. L’apertura delle attività commerciali va inserita in un quadro di sostenibilità ambientale e acustica. Nei quartieri della movida è impensabile tenere tutto aperto 24 ore su 24. Abbiamo chiesto un incontro a D’Alfonso».
 

massimiliano.mingoia@ilgiorno.net