Milano, 27 dicembre 2011 - E' stata rigettata l’istanza presentata dal difensore di Pierangelo Daccò, l’imprenditore coinvolto con le accuse di associazione per delinquere e concorso in bancarotta nell’inchiesta sul dissesto finanziario del San Raffaele, di essere trasferito dal carcere agli arresti domiciliari.

Daccò era stato fermato il 16 novembre per concorso in bancarotta e il 13 dicembre era stato raggiunto in carcere da una nuova ordinanza di custodia cautelare anche per associazione per delinquere. Il gip Vincenzo Tutinelli ha rigettato l’istanza relativa a questa seconda misura e si è riservato su un’analoga istanza di conversione della misura cautelare presentata dal difensore di Mario Valsecchi, ex direttore amministrativo della Fondazione in carcere con le stesse accuse di Daccò.

È invece fissata per il 10 febbraio l’udienza in Cassazione per l’impugnazione da parte della difesa dell’imprendotire contro la convalida del fermo. Il ricorso, dal punto di vista tecnico, lamenta la contestazione del reato di bancarotta, dal momento che il San Raffaele non è fallito, perché il Tribunale ha concesso il concordato preventivo.