Milano, 2 dicembre 2011 - Multata la 31enne immigrata che aveva assunto Cytotex, farmaco per la cura dell'ulcera, con l'obiettivo di interrompere una gravidanza indesiderata. Non essendo a conoscenza della legislazione vigente in Italia la donna, all'ottava settimana, avrebbe assunto il medicinale come una sorta di Ru 486, senza rispettare il protocollo da seguire per chiunque decida di abortire.

Ad accertare l'accaduto l'ospedale di Legnano, dove la signora si era fatta visitare denunciando perdite ematiche e l'assunzione delle pillole.Dunque era scattata la denuncia all'autorita' giudiziaria la condanna a 40 giorni di carcere, pena sospesa dalla condizionale, sia in primo che in secondo grado, dalla Corte di Appello di Milano.
 

Ora  la Cassazione, accogliendo il ricorso di M.D. sul trattamento sanzionatorio, risponde che in questi casi deve essere applicata la sanzione pecuniaria. Annullando la sentenza impugnata limitatamente al trattamento sanzionatorio, Piazza Cavour sottolinea che "l'interruzione volontaria della gravidanza, anche tramite farmaci che provocano l'aborto, deve sempre avvenire con il previo intervento della struttura socio sanitaria, la quale deve tracciare il percorso dapprima psicologico e poi medico che la donna intenzionata ad abortire e' tenuta a stabilire".

Nonostante la pena detentiva sia stata commutata in una multa di poco più di 50 euro, viene riconosciuta  tuttavia la responsabilità della donna, la quale avrebbe assunto la pillola con la precisa intenzione di abortire. "L'ignoranza delle modalita' previste dalla legge 194  per la realizzazione legittima di una condotta volontariamente abortiva - scrive la Cassazione - non puo' che costituire ignoranza della legge penale in linea di principio incapace di escludere la responsabilita'.