Milano, 30 ottobre 2011 - Quella raccontata da residenti e agricoltori è una storia di colonizzazione. Lenta e inesorabile, è il caso di dirlo. Avvenuta lontano dal centro della metropoli e quindi dagli occhi delle autorità. Invece loro, i residenti, hanno addirittura disegnato una mappa degli insediamenti degli occupanti. Già, una mappa: come fa chi si sente invaso. Gli occupanti sono rom italiani e slavi, sinti piemontesi e macedoni. Si sono stabiliti a Muggiano, una volta municipio autonomo oggi periferia ovest della metropoli, già dagli anni ’80, quando il Comune apre il campo nomadi di via Martirano.

Inizialmente progettato per ospitare un centinaio di persone, quel campo farà inevitabilmente da calamita per l’arrivo di carovane di roulotte. Intorno ci sono i terreni e le cascine del Parco sud. Contestualmente all’apertura del campo rom, il Comune avvia la lottizzazione di quei terreni per destinarli a orti per i piccoli coltivatori di città.

 

Su quei terreni oggi ci sono villette e cottage su più piani con tanto di altalene e, in un caso, di piscina. Porticati, cancelli automatici e citofoni. Box auto e spazi per la griglia. Villette da cartolina della bella provincia italiana. Altro che campo di via Martirano: sono proprio i rom, italiani e slavi, ad averle costruite e a viverci. «Tutta roba in legno» dicono loro. Non serve un perito edile per capire che non è vero, non sempre almeno. Il punto della questione però sta proprio in quell’obiezione: sui terreni del parco è possibile erigere solo strutture per il ricovero degli attrezzi agricoli e bisogna che siano strutture smontabili. Ci vorrebbe una ruspa, però, per abbattere molte delle villette dei rom.

Quante sono? Ne abbiamo contate una ventina. Sono concentrate a ridosso della tangenziale ovest, su entrambi i lati. Una volta presa l’uscita «Cusago-Bisceglie», bisogna superare via Mosca e da lì prendere via Muggiano. Poco prima del cavalcavia che sovrasta la tangenziale, sulla destra, c’è una stradina in terra battuta. Lì sta il grosso delle villette. L’altra parte del villaggio abusivo è concentrata alla fine del cavalcavia e si raggiunge di nuovo attraverso una stradina laterale. I tetti restano nascosti nella macchia. Solo alcune case si vedono già dalla tangenziale. Le cancellate delle abitazioni sono tutte coperte da teloni. I cancelli sono aperti quando ci sono cani ringhianti a far la guardia. Senza guinzaglio.

 

A Muggiano si è creato il «Comitato di tutela del territorio e dei fontanili». Trentacinque i canali di acque risorgive che solcano e perimetrano i campi di Muggiano. Dieci quelli che l’associazione è riuscita a recuperare e valorizzare dal 2002 ad oggi. Per gli altri è emergenza. Alcuni sono usati come discarica. Ma, soprattutto, il fontanile Rile, come già il Vignazza, è stato colmato in più punti, illecitamente tombinato, perché gli abitanti delle villette abusive possano far manovra con le auto. Gli agricoltori, invece, da mezzo secolo, si fanno anche 10 chilometri in trattore per raggiungere i campi intorno alle cascine senza violare quei canali.