Milano, 15 ottobre 2011 - Scordatevi la figura dell’orologiaio ricurvo sul tavolo da lavoro, alle prese con un ingranaggio da riparare nella penombra della sua bottega. Oggi gli artigiani del quadrante hanno cambiato pelle: tecnici iperspecializzati, richiestissimi dai grandi marchi, capaci di interfacciarsi con clienti esigenti, spesso collezionisti. La scuola del Capac, il centro di alta formazione professionale della Camera di Commercio, ne sforna sedici l’anno. Chi li assume? Lorenz, Richemont, Rolex. E l’elenco potrebbe continuare. In poche parole, il top mondiale.


Il corso dura ventiquattro mesi: mille ore
e passa di corsi intensivi, compreso l’approfondimento delle lingue (inglese e francese), più altre quattrocento di stage professionali. Tutto gratuito, grazie al contributo di Assorologi e al finanziamento del Pirellone, che nel 2007 ne ha approvato in toto finalità e linee guida. «I fondi sono garantiti almeno fino al 2013 - fanno sapere dall’assessorato all’Istruzione - perché la Regione considera questo percorso di studi un’eccellenza assoluta».


Proprio tre giorni fa, i dirigenti lombardi
hanno fatto visita al Politecnico del Commercio, in zona Lotto, che quest’anno festeggia i cinquant’anni di attività: «Abbiamo dato un’occhiata ai laboratori e al lavoro svolto dai ragazzi - continuano i tecnici -. Si tratta, senza dubbio, di un patrimonio da preservare, una perla nel suo genere». In effetti, negli ultimi anni, la fama della scuola ha conquistato ribalte nazionali: basta scorrere la lista degli iscritti, si fa fatica a trovare un milanese tra i banchi. Selezione con un test attitudinale importato dagli Stati Uniti e un colloquio motivazionale: «Non ha senso fare domande tecniche per scegliere chi frequenterà l’istituto - afferma il docente Enrico Mazzola, un’autorità nell’ambiente -. Lo scopo dell’esame preliminare è capire chi ha davvero le motivazioni giuste per arrivare fino in fondo».


A settembre si sono presentati in 103
: alla fine, sono rimasti in sedici. Quindici ragazzi e una ragazza: «Arrivo dall’Aquila - confessa Cecilia Ranalletta - e al termine della scuola tornerò a lavorare nella gioielleria di mio padre». Come lei, almeno una buona metà della classe ha già un posto assicurato nell’attività di famiglia. Poi, ci sono quelli che «mi piacerebbe lavorare alla Rolex». Per loro, ci sarà spazio anche Oltralpe, dopo aver fatto la gavetta nelle filiali italiane delle multinazionali della lancetta.
 

Profeti nella patria degli orologi? «Sì - sorride Mazzola - perché anche in Svizzera fanno fatica a rimpiazzare gli esperti che vanno in pensione». Ovviamente, il corso del Capac è solo il primo step di un lungo addestramento, che poi proseguirà in azienda. «L’altro giorno c’erano qui i massimi rappresentanti delle imprese leader - rivela il presidente Simonpaolo Buongiardino -. Sa cos’hanno detto ai rappresentanti della Regione? “Noi scegliamo i migliori. E i migliori sono qui”». In viale Murillo 17, a due passi da San Siro. E se dovessero venir meno i contributi pubblici? «Saremmo costretti a far pagare una sorta di tassa universitaria - conclude il direttore Stefano Salina - ma verrebbe meno uno dei nostri capisaldi: il talento prima del censo».