Milano, 13 ottobre 2011 - Sabato, clima permettendo, Palazzo Lombardia non sarà il grattacielo più alto d’Italia: lo staccherà la vicina di casa, la maggiore tra le due torri dell’argentino César Pelli, già affittate dall’Unicredit a Porta Nuova. Sorpasso con destrezza, perché a farla salire di 85 metri in una mattinata sarà il montaggio di una guglia-pennone, issata con elicotteri speciali. Il balzo vale due posizioni in classifica, dagli attuali 146 metri per 32 piani a 230 metri, sopra la torre Eurosky di Roma e soprattutto sopra i 161,3 metri della nuova sede della Regione Lombardia, tetto d’Italia da poco più d’un anno. Dalle parti di Infrastrutture lombarde che l’ha costruita, qualche ingegnere sibila già che «conta l’ultimo blocco di cemento armato».

 

Manfredi Catella, ad di Hines Italia, non ne fa una questione di metri: «È un momento simbolico. Il segnale di un impegno, dell’edilizia e anche delle banche, in una fase difficile per l’economia». Certo la riqualificazione di cui il suo gruppo è capofila, trasformare tre quartieri (Isola, Garibaldi, Varesine) nella Manhattan milanese, «è una vera grande opera italiana». Due miliardi d’investimento tra privato e pubblico, 1,2 miliardi d’appalti assegnati che da soli fanno il 10% del fatturato annuale del settore costruzioni in Lombardia. A Porta Nuova lavorano cento aziende (italiane per l’80%), gli operai stanno per toccare il picco di duemila, l’indotto diretto vale diecimila posti di lavoro. Venticinque edifici per 360 mila metri quadrati di nuove strutture, di cui 116 mila in locazione a commerciale e terziario, la metà è già stata affittata.

 

Dei 400 appartamenti messi sul mercato con prezzi tra i 6.500 e i diecimila euro al metro, la prima tranche (pari al 30%) è andata tutta esaurita, spiega Catella, che conta di chiudere nei tempi, entro il 2013. Intanto prende forma la giuntura pedonale (160 mila metri quadrati, alla fine) che deve ricucire i grattacieli col centro: s’innesta in fondo a corso Como, sale tra edifici che avranno negozi a piano terra e residenze sopra, fino a una porta su una piazza circolare con porticato fotovoltaico e, al centro, una fontana che s’asciugherà quando lo spazio, aperto al pubblico, ospiterà eventi. Di là, si cammina sopra il tunnel Garibaldi fino alla futura fermata della M5: qui comincerà il parco da 90 ettari, «filo conduttore» sul quale punta il Comune «per ricucire un tessuto urbano con caratteristiche diverse», chiarisce l’assessore all’Urbanistica Ada De Cesaris in sopralluogo.

 

«Sono abbastanza soddisfatta, le opere vanno avanti», dice di un’operazione frutto di «scelte precedenti al mio incarico. Il mio compito è far sì che sia completata e diventi un’opportunità, facendo arrivare i servizi anche ai quartieri storici». La regìa resta «pubblica, insieme ai privati». E se la Casa della Memoria «si farà, stiamo sistemando alcuni dettagli con le associazioni che vi avranno sede», sul Museo della moda annunciato dalla Moratti «stiamo ancora decidendo». E pure sulla sede del Comune a Porta Nuova, che di sicuro non si vedrà prima del «Bosco verticale» disegnato dal suo collega Stefano Boeri quando era solo un’archistar: letorri sono arrivate al 17esimo piano (su 18 e 26), in vivaio ci sono 400 alberi pronti a coprirle di verde. I primi tre sono già in posizione. Un segnale, anche quello.