Milano, 12 ottobre 2011 -  "Il volto del Massari che lo guardava come se avesse voluto dire 'Ma cosa stai facendo, non esagerare' non ha trattenuto il Ciavarella dall'infliggere un ultimo violento colpo dopo averlo ridotto in uno stato di debolezza fisica". E' quanto ha scritto  il giudice per l'udienza preliminare Stefania Donadeo nelle motivazioni della sentenza dicondanna a 16 anni di reclusione per Michael Morris Ciavarella, che il 10 ottobre 2010 ha pestato a morte il tassista Luca Massari dopo che aveva investito il cane di una sua conoscente.

Il gup ha spiegato perché ha condannato l'imputato per omicidio volontario con dolo eventuale e non per omicidio preterintenzionale:  "La scelta operata da Ciavarella è stata proprio quella del 'costi quel che costi'.  Ciavarella ha deciso di continuare ad aggredire accettando l'antigiuridico, accettando come possibile il risultato della sua azione, ovvero l'evento morte, senza che la condotta inerme della vittima nonché il suo stato di debolezza al quale era stato ridotto dai suoi stessi pugni già inferti costituisse una controspinta psicologica". 

 

Lo scorso luglio, Ciavarella è stato condannato con rito abbreviato per omicidio volontario con l'aggravante dei futili motivi, esclusa invece l'aggravante della crudeltà contestata inizialmente dal pm Tiziana Siciliano. Dell'aggressione risponde in concorso con la fidanzata, Stefania Citterio, e il fratello di quest'ultima, Pietro detto Piero, che invece sono stati rinviati a giudizio e per i quali il processo deve ancora cominciare. Massari era stato infatti aggredito da tutti e tre gli imputati, dopo aver investito e ucciso un cane della fidanzata di Pietro in via Luca Ghini. È morto a 45 anni l'11 novembre successivo senza mai uscire dal coma.

Ora, secondo quanto ricostruisce Donadeo sulla base della consulenza medico legale, a uccidere il tassista sono stati sia i pugni e i calci subiti durante il pestaggio, sia il colpo finale alla nuca quando, spinto all'indietro da un'ultima ginocchiata di Ciavarella, si è rotto il cranio contro il cordolo del marciapiede con un rumore che è stato sentito persino dai residenti al quinto piano dei palazzi della via.

A spingere il 32enne a una tale violenza, ha scritto il gup, non è stata l'indignazione per il cane travolto dal taxi. Secondo Donadeo, Ciavarella "voleva effettivamente vendicare lo stato di disperazione della moglie". Per l'imputato, "Massari doveva pagare non per aver ammazzato un cane, ma perché aveva inflitto un dispiacere alla moglie che era lì che piangeva disperata e pretendeva l'intervento del marito. Allora Ciavarella dinanzi alla disperazione della moglie ha ritenuto di fare giustizia da sé come sapeva fare e aveva sempre visto fare: aggredendo con calci e pugni colui che aveva creato dolore e rabbia nelle due donne", ha scritto, riferendosi a Stefania Citterio e alla proprietaria del cane.