Milano, 9 ottobre 2011 - Otto ore e mezza. Tanto è durato l'interrogatorio che l'ex presidente della Provincia Filippo
Penati aveva chiesto ai pubblici ministeri di Monza Walter Mapelli e Franca Macchia, che hanno in mano l'inchiesta su un presunto giro di tangenti relative alle aree ex Falk e Marelli di Sesto San Giovanni.

L'ex esponente del Pd, indagato per corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti, si è presentato stamane negli uffici della guardia di Finanza, entrando senza rilasciare una dichiarazione e ha abbandonato solo pochi minuti dopo le 18 la caserma senza dire una parola, ma sfoderando grandi sorrisi. Secondo quanto si apprende i verbali sarebbero stati secretati in attesa di riscontri.

In una nota, Penati dichiara: "Come avevo richiesto, oggi sono stato interrogato dai Procuratori della Repubblica di Monza, che indagano sulla mia vicenda. Ho risposto a tutte le loro domande, ricostruendo nel dettaglio i
rapporti da me intrattenuti sia con i coimputati sia, soprattutto, con gli imprenditori che mi hanno accusato. Ho riferito quanto a mia conoscenza e credo di aver dato un contributo che ritengo comunque importante per
consentire agli organi giudiziari, che proseguiranno le indagini e che dovranno successivamente esprimere un giudizio, di stabilire, nel modo più completo possibile, se io debba essere considerato responsabile o meno delle accuse che mi sono state rivolte".

"Desidero precisare - aggiunge - che, all'esito della decisione giudiziaria, mi riterrò libero di chiedere alla magistratura di accertare se coloro che mi hanno accusato, lo abbiano fatto ingiustamente e, quindi, debbano rispondere di tutti i danni da me subiti". Da tempo, infatti, l'ex sindaco di Sesto San Giovanni parla di
"ricostruzioni false e parziali" operate dai suoi accusatori, in particolare gli imprenditori Giuseppe Pasini e Piero Di Caterina.I difensori di Penati comunicano che l'interrogatorio è stato secretato, in quanto sono necessari una serie di riscontri.

Per tutta la giornata l'ex presidente della Provincia si e' difeso dalle accuse di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti che gli sono state mosse dagli inquirenti. All'appuntamento di questa mattina, il politico si e' presentato con un trolley pieno di documenti cosi' da mattere a confronto la sua ricostruzione dei fatti con quella apportata dall'accusa. Due i grandi capitoli che lo coinvolgono nell'indagine avviata: l'approvazione del
piano edilizio dell'area ex Falck di Sesto San Giovanni e il suo ampliamento e l'acquisto, nel 2005, del 15% delle azioni della Serravalle, titoli pagati dalla Provincia di Milano 9 euro al gruppo Gavio che li aveva a sua volta acquistate a 3 euro.

Penati ha fornito una sua spiegazione dettagliata sulla compravendita dell'ormai noto immobile in viale Italia a Sesto di Di Caterina e sull'assegno da 2 milioni di euro versato da Binasco come caparra. Denaro ritenuto dagli inquirenti la restituzione di parte dei circa 3 milioni e mezzo di euro che l'imprenditore, a suo dire, avrebbe pagato all'ex sindaco tra il '94 e il 2003. Quanto all'affaire Milano-Serravalle, e cioe' l'acquisto a un prezzo giudicato superiore a quello di mercato da parte di palazzo Isimbardi del 15 per cento delle azioni dalla societa' autostradale dal gruppo Gavio, Penati ha affermato che e' avvenuto in piena regola. E che, dietro la plusvalenza di 179 milioni di euro realizzati dal colosso tortonese, non si nasconde, come sospettano i pm, una maxi tangente.

Durante l'atto istruttorio sono stati solo sfiorati i rapporti con le coop emiliane, mentre non si e' parlato di
presunti conti esteri ne' di finanziamenti al partito. Ora i pm, che al momento non hanno intenzione di riconvocare a breve Penati, cercheranno riscontri alle sue dichiarazioni, anche in vista dell'udienza che si terra' tra 12 giorni davanti ai giudici del Riesame per discutere sulla richiesta, reiterata, del suo arresto.