Milano, 27 settembre 2011 - Caso precari a Palazzo Marino. Inedita la forma e il merito della protesta. La forma: un dossier a firma del «Comitato precari del Comune» che ripercorre le 43 assunzioni a tempo determinato decise dalla Giunta nei primi 90 giorni di mandato. Il merito: la nuova amministrazione, dopo aver promesso meritocrazia in campagna elettorale, ha spesso assunto persone connotate politicamente, senza lasciare speranze di rinnovo ad oltre 300 lavoratori inseriti nelle liste dei precari. Palazzo Marino replica senza scomporsi: «I precari hanno sbagliato bersaglio». Un passo alla volta.

LA PROTESTA. Nelle cinque pagine del dossier, il Comitato fa sapere che Palazzo Marino ha già assunto 43 figure esterne: 37 collaboratori arruolati per i 5 anni di mandato in ragione dell’articolo 90 del Testo unico degli Enti locali (precisazione non secondaria, questa, nella contesa), 3 profili tecnico-politici e 3 consulenti con contratto di collaborazione coordinata e continuativa. «In solo due casi i nominati dalla Giunta — sottolinea il Comitato — erano iscritti alle liste a tempo determinato».

Una precisazione che apre la polemica: «Nonostante le promesse fatte dal sindaco in campagna elettorale, ben esemplificate dal contratto coi precari, nonostante i richiami alla meritocrazia, nell’operare le 43 nomine la Giunta non ha svolto alcuna indagine conoscitiva, nessun colloquio tra le centinaia di precari che garantivano la copertura dei servizi, preferendo assumere esterni con chiamata diretta. E molti degli assunti hanno fatto parte dei partiti e dei comitati che hanno sostenuto la campagna di Pisapia».

Quindi, i nomi: Cosimo Palazzo, il presidente del circolo Pd di zona Vigentina oggi all’assessorato al Welfare, Ermanno Tritto, già consulente della Provincia con Penati e oggi capo gabinetto dell’assessore Daniela Benelli, che della Giunta provinciale Penati ha fatto parte, Luca Stanzione, ex di Rifondazione e della Cgil oggi all’assessorato al Lavoro. L’elenco è nel grafico a fianco.

 

LA REPLICA. Netta e quasi incredula la replica di Palazzo Marino: «L’articolo 90 del Testo unico degli Enti locali, citato dal Comitato, riguarda, letteralmente, gli “Uffici di supporto agli organi di direzione politica”. Si tratta — spiega Maurizio Baruffi, capo di Gabinetto — di incarichi fiduciari ed è normale si scelgano anche profili politici: l’accusa è incomprensibile».

«Le assunzioni di precari seguono altre norme e attingono a fondi diversi da quelli dei collaboratori. Quelle assunzioni a termine non hanno tolto posti ai precari. A bloccare il rinnovo dei contratti è il Patto di stabilità, per il quale il vicesindaco ha chiesto una deroga». Al Comune, i precari rinfacciano poi alcune spese: lo stanziamento di 1 milione 265 mila euro alle onlus Celim, Mani Tese, Africa 70, Avsi e Coe. O di non aver fatto pagare la tassa di occupazione del suolo pubblico a Roberto Cavalli per le sfilate all’Arco della Pace. Palazzo Marino replica coi numeri: le spese degli assessorati sono state tagliate del 7.9%. Due i milioni risparmiati col taglio dei dirigenti esterni.