Milano, 13 settembre 2011 - San Raffaele, stavolta ci siamo. Stamattina è in programma il Consiglio d’amministrazione decisivo per il futuro della struttura sanitaria. All’ordine del giorno, il varo del piano di concordato preventivo con i creditori, la formula scelta dalla gestione targata Vaticano per uscire dalle sabbie mobili di un passivo patrimoniale da 1,5 miliardi di euro.

Ora non c’è più tempo: l’adozione della procedura concorsuale, disciplinata dall’articolo 160 della legge fallimentare, deve essere comunicata entro domani alla Procura di Milano; in caso contrario, i magistrati che stanno indagando sui conti in rosso della Fondazione Monte Tabor inoltreranno l’istanza di fallimento.

 

Nonostante il ritardo - la riunione del board è stata rinviata di due giorni per bloccare l’azione legale della Blue Energy, che metteva a rischio la fornitura di energia all’ospedale - ai piani alti del Ciborio si dicono ottimisti sull’operazione di salvataggio in extremis: «Ce la faremo». Con ogni probabilità, oggi saranno definite anche le quote azionarie della Newco, la società che si farà carico dei debiti: ci entreranno l’Istituto per le opere religiose (lo Ior investirà almeno 250 milioni), l’imprenditore genovese Vittorio Malacalza e un ente di beneficenza internazionale, con una mega donazione all’Università Vita-Salute.

Ormai il progetto del San Raffaele è noto da tempo, anche se il via libera definitivo tarda ad arrivare. «L’Unione sindacale di base ritiene preoccupante - fanno sapere i rappresentanti dei lavoratori - che alla vigilia della scadenza in Tribunale l’amministrazione non sia in grado di presentare il piano industriale».

 

Al termine del Cda, i delegati incontreranno il vicepresidente plenipotenziario Giuseppe Profiti (che due giorni fa ha avuto un colloquio con il governatore lombardo Roberto Formigoni) e il superconsulente Renato Botti: «Certamente alcuni passaggi - continua la nota dell’Usb - che prevedono la trattativa con Rsu e organizzazioni sindacali avverranno nel periodo di omologazione, ovvero nei prossimi sei mesi, ma i lavoratori vorrebbero già oggi vedere e discutere le ricadute sul comparto del piano del Cda».

Domani mattina alle 8 assemblea generale in via Olgettina: «Qualora il rinvio sia una strategia per non aprire le trattative, saremo pronti a dare una risposta in termini di mobilitazione». Insomma, guardia alta. Intanto, il management del colosso da 57 mila ricoveri e 8 milioni tra prestazioni ambulatoriali ed esami clinici l’anno incassa il placet di medici e ricercatori.

 

In una lettera inviata l’8 settembre scorso a Profiti, i camici bianchi del San Raffaele hanno espresso «il loro apprezzamento per ogni iniziativa volta a scongiurare una procedura fallimentare» e ribadiscono «la volontà di collaborare per il rilancio dell’ospedale, che non potrà prescindere da un reale coinvolgimento dei medici e dei ricercatori nelle scelte strategiche». Del resto, Renato Botti, ex direttore generale rimesso in sella dalla Santa Sede, li ha rassicurati circa la volontà del Cda di puntare tutto sull’ospedale, con un piano industriale 2012-2016 «volto a rilanciare la realtà del perimetro core (Fondazione con attività cliniche e di ricerca, Laboraf, Resnati e le partecipate Telbios e Molmed)».