Milano, 11 settembre 2011 - Non c'è tregua per il San Raffaele. A quattro giorni dalla deadline della Procura per la presentazione di un piano di salvataggio, scoppia un altro caso in via Olgettina: la Blue Energy, società che rifornisce di energia elettrica la struttura sanitaria, ha intrapreso un’azione legale nei confronti della Fondazione.

La minaccia è immediata: l’ospedale potrebbe restare al buio, con il rischio di far saltare operazioni urgenti ed esami clinici. Il nuovo Cda corre ai ripari: rinviato di 48 ore (da domani a mercoledì 14) il vertice decisivo per il varo per il piano di concordato preventivo, «ora è massimamente urgente fermare il contenzioso». Sì, perché pare che l’iniziativa messa in piedi dall’azienda con sede a Vimodrome miri a interrompere immediatamente le forniture al San Raffaele: «Si configura la sospensione di un pubblico servizio - rivela una fonte qualificata - adesso stanno esagerando».

 

Per decifrare questa frase, bisogna ricostruire la storia della Blue Energy, creata qualche anno fa dal sacerdote don Luigi Verzé e dall’imprenditore Giuseppe Grossi (soci paritari con il 50% delle quote a testa), già finito nel mirino della magistratura per le mancate bonifiche dei terreni di Santa Giulia. L’impresa è nata per garantire l’autosufficienza energetica al San Raffaele, magari a prezzi bassi: «Peccato che ci facciano pagare il triplo rispetto ai costi di mercato», si vocifera in ospedale.

La domanda che si fanno in via Olgettina è presto detta: «Perché don Verzé fa causa a don Verzé? Cosa c’è dietro?». Qualcuno azzarda: «È l’ennesima manovra per azzoppare il piano del Vaticano». Solo illazioni? Presto si scoprirà. Di certo, c’è che la Blue Energy è in rosso, tanto che il vecchio piano di risanamento firmato Arnaldo Borghesi l’aveva inserita nell’elenco delle attività da dismettere (con un guadagno immediato di 24,3 milioni di euro). Qualche giorno fa, invece, il superconsulente Renato Botti ha fatto sapere ai sindacati che anche Blue Energy potrebbe rientrare nella nuova società. Cos’è cambiato?

 

Nel frattempo, il board è costretto a segnare il passo e a rinviare ancora una volta l’approvazione della procedura concorsuale disciplinata dall’articolo 160 della legge fallimentare, che bloccherebbe proprio le ingiunzioni di pagamento dei creditori. Bisognerà aspettare il 14 pure per il via libera alla Newco, che dovrebbe rilanciare il core business (assistenza medica, ricerca scientifica e università) e saldare i debiti nel breve-medio periodo. I soldi li investiranno lo Ior (si parla di 250 milioni di euro), l’imprenditore Vittorio Malacalza (membro del Cda targato Santa Sede) e un ente di beneficenza internazionale. Prima, però, il management deve risolvere la grana Blue Energy. L’ennesima.