Milano, 8 settembre 2011 - Il celebre cerchio con il puntino al centro, come se fosse un occhio che ti fissa o un bersaglio da colpire, rigorosamente bianco e nero, compie vent’anni. Più di un marchio, esportato ormai nel mondo, a Seul, Tokyo e presto anche a Shanghai: un microcosmo che ha impastato forme d’arte e linguaggi diversi. Al 10 di Corso Como c’è tutto lo spirito di Carla Sozzani, intellettuale, musa ispiratrice di mode, tendenze, anticipatrice di gusti e di stile, la prima che ha iniziato a far dialogare davvero in uno spazio chiuso e bianco fotografia, arte e design. Un esperimento per l’epoca, o meglio, un’avanguardia.

 

Ma d’altra parte lei, figlia del Sessantotto, innamorata della nouvelle vague culturale, era abituata a masticare creatività, libertà e fantasia. Rientrata da Londra a Milano per frequentare la Bocconi si presentò il primo giorno a lezione con un insolito tailleur pantalone beige e marrone bruciato. «Mi sentivo bellissima (sorride) ricordo invece che mi bloccarono all’ingresso, non mi volevano far entrare in aula. Non capivo, addirittura mi ritirarono il libretto. Poi mi spiegarono qual era il problema: avevo i pantaloni, all’epoca nessuna donna li portava, all’università non era consentito. Era la fine del ’67, stava per iniziare la rivoluzione, per me un periodo bellissimo».

 

Ecco, la storia di questa dolce signora dall’originalissimo charme, capace di scoprire talenti della moda e di portare a Milano «World Press Photo», il più famoso premio di fotogiornalismo del mondo, comincia da qui, da quando tornò a Milano con i pantaloni, con la testa carica di curiosità e di novità.
 

Signora Sozzani, adesso al civico 10 di Corso Como c’è un concept store, vent’anni fa c’era un’officina meccanica, come è nata l’idea?
«Ero stata a New York, lì c’erano i loft, gli spazi industriali adibiti a gallerie e studi fotografici, in quel momento avevo finito un’esperienza ventennale nei giornali. Ero appena stata letteralmente licenziata da Elle..».
 

Allora facciamo un passo indietro, licenziata?
«Sì, e sa con quale giustificazione? Mi dissero che ero un po’ troppo esterofila. Nonostante tutto non fu un addio doloroso, la pensavamo in modo troppo diverso e le confesso che è stata la mia fortuna. Sentivo che stava per iniziare un periodo nuovo, più ricco. Il mio amico Gianni Versace che aveva capito tutto, mi portò a festeggiare il licenziamento. E aveva ragione».
 

Poi cosa è successo?
«In un certo senso ho portato tutta l’esperienza maturata nei giornali di moda, prima di Elle ero a Vogue e, prima ancora, a Mon Cherie, in uno spazio tutto mio. Ho iniziato con una piccola casa editrice».
 

Come ha scelto il luogo, la via, perché proprio qui?
«Un colpo di fulmine. Uscendo da un ristorante della zona, ho visto il cartello “vendesi” sulla porta di una vecchia officina della Renault. Poi questa via aveva un grande fascino. Era una strada popolare, fatta di piccoli artigiani, sartine, fruttivendoli. C’era allegria, un’aria di casa. E così mi sono messa al lavoro. A Milano serviva un posto dove la gente entrasse e si sentisse bene. Avevo in mente di creare un propulsore di proposte, di nuovi modi di pensare. Tutto in uno spazio organizzato».
 

Da dove è partita?
«Prima è nata la galleria: il mio vero amore è la fotografia. Poi la libreria, il giardino delle delizie, un caffè, il ristorante, lo store di moda e adesso anche un minuscolo albergo di soli tre appartamenti, «3 Rooms». 
 

10 Corso Como è un marchio già esportato all’estero, la prossima meta?
«Sono affascinata dall’Oriente, dopo Seul e Tokyo, nel 2012 saremo a Shanghai».
 

Che futuro vorrebbe per Milano?
«Vorrei che si tornasse ad amare di più questa città. Meno polemiche sui fondi che mancano e più idee. Vorrei gente più generosa, qualcuno disposto a rischiare, ad azzardare. Se dai, Milano ricambia. Non è solo tutto riconducibile a una questione di soldi che mancano».
 

Buon compleanno 10 Corso Como, come festeggia?
«Domani resteremo aperti dalle 9 del mattino alle 21. Nove è il mio numero porta fortuna. Ci sarà una mostra fotografica di Valsecchi e poi cioccolatini e prosecco per tutti. Voglio una festa easy, come siamo noi».