Milano, 30 agosto 2011 - Non si dimette, Pierfrancesco Maran. Anzi, l’assessore comunale ai Trasporti chiede a colui che l’ha sostenuto in campagna elettorale, Filippo Penati, ora indagato per le tangenti dell’area ex Falck, di rinunciare alla prescrizione e farsi processare. Una richiesta già avanzata da molti esponenti del Pd, il partito di Maran e di Penati.

 

Assessore Maran, perché non si dimette?
«La richiesta di dimissioni da parte del Popolo della Libertà è assolutamente strumentale e senza fondamento. Sono sereno e resterò al mio posto. Ho sempre tenuto un atteggiamento limpido e trasparente. E la risposta di Pisapia sulla richiesta di dimissioni da parte del Pdl è stata inequivocabile. Ho parlato con il sindaco di questa polemica e mi è parso tranquillissimo».

 

I pm che si occupano del caso Falck-Penati, però, letto un sms tra Penati e Rugari, sostengono che «la vittoria del centrosinistra alle elezioni amministrative ampli il rischio di reiterazione del reato». Conclusione inquietante.
«Nessuno di noi è mai stato influenzato nell’azione politica in Comune. Nella formazione della Giunta è pesata la voglia di rinnovamento da parte di Pisapia sopra ogni logica di partito».

 

L’Idv, intanto, la definisce «pupillo di Penati».
«L’atteggiamento di Zamponi dell’Idv non mi è sembrato serio. Il suo comunicato contro di me è infamante. E l’unico consigliere comunale dell’Idv, Raffaele Grassi, mi ha subito espresso la sua solidarietà. Tutto ciò, però, ha creato profonda amarezza in me e insinuato dubbi che non hanno ragione di esistere».

 

Dopo la nomina da assessore ha sentito Penati e ha mai parlato con lui dei suoi rapporti con Di Caterina?
«Non ho mai parlato con Penati di Di Caterina e non ho mai visto Di Caterina né prima né dopo la mia nomina in Giunta. È chiaro che mi sono sentito spesso con Penati prima di diventare assessore e dopo, ma è un esponente di primo piano del Pd. L’ho sentito così come hanno fatto molti altri esponenti del Pd».

 

Ha sentito Penati anche dopo l’avvio dell’inchiesta giudiziaria sulle tangenti dell’area ex Falck?
«Gli ho fatto una telefonata di cortesia il giorno in cui l’inchiesta è stata resa nota dai giornali».

 

Molti esponenti del Pd chiedono che Penati rinunci alla prescrizione e si faccia processare. Condivide la richiesta?
«Penso che Penati debba fare di tutto per mettere chiarezza su questa inchiesta giudiziaria. Quindi se fosse possibile, farebbe bene a rinunciare alla prescrizione. Credo che ne parleremo anche domani (oggi, ndr) alla direzione provinciale del Pd, a cui parteciperò».

 

Di Caterina ha mai provato a contattarla da quando lei è assessore?
«Di Caterina mi ha mandato una o due email di richiesta di incontro alle quali però io non ho mai risposto. E da quando sono assessore non mi sono mai occupato della vicenda Caronte. Da quando è stata nominata la Giunta mi sono occupato di tutt’altro, delle priorità per i cittadini».

 

Ma la sua elezione in Consiglio comunale è stata merito o no di Penati, che ha appoggiato la sua candidatura?
«La mia elezione con 3.612 voti è stato il frutto di una crescita politica costante. Ricordo, peraltro, che nel 2006, cinque anni fa, ero stato eletto con 1.480 voti e che alle elezioni regionali del 2010 Pietro Bussolati, il candidato del mio circolo, a Milano prese 3 mila preferenze, mentre Penati sosteneva un altro candidato. Basterebbero questi dati a spiegare che il mio risultato è dovuto all’impegno sul territorio degli ultimi anni e non all’appoggio di Penati o di determinate aree del Pd»

 

Al di là dell’inchiesta su Penati, qualcuno, già prima dell’Idv, si chiedeva come mai a un giovane come lei siano state affidate deleghe così impegnative come Trasporti e Ambiente. Cosa replica?
«Che c’è anche un pregiudizio generazionale. Si chiede un ricambio generazionale ma poi si tacciano come inesperti i giovani che vanno a ricoprire incarichi pubblici, come nel mio caso. Quanto alle deleghe, so benissimo che sono impegnative e non ci dormo la notte per cercare di fare del mio meglio per i milanesi».