Milano, 9 agosto 2011 - Tante piccole moschee sparse per la città, anche se non si esclude l’idea di costruire un grande luogo di culto. Tutti contenti, tranne l’opposizione naturalmente, dopo il primo incontro delle comunità islamiche milanesi con la giunta comunale. All’incontro erano presenti le principali associazioni islamiche milanesi che ora si sono riunite in coordinamento, il Caim, guidato da Davide Piccardo. Per il Comune c’erano il vicesindaco Maria Grazia Guida, che ha fortemente voluto l’incontro, e gli assessori Marco Granelli (Sicurezza) e Chiara Bisconti (Benessere).

Si replicherà il 14 settembre. Intanto sono stati affrontati vari temi: «le famiglie, i problemi economici, i giovani, la formazione dei ministri di culto e ovviamente la necessità di avere luoghi di culto per uscire dall’emergenza» ha detto la Guida. A settembre verrà fatta una mappatura degli spazi della città, ma l’idea che per ora sembra passare il vaglio del Comune è quella di trasformare gli attuali luoghi abusivi in piccole moschee regolari. «Le palestre servono per la ginnastica — ha detto la Bisconti — nei quartieri servono invece luoghi di culto degni di questo nome, anche se l’idea del grande luogo di culto rimane comunque una priorità». Il vicesindaco invece ha tenuto a sottolineare la volontà di uscire dallo schematismo «moschea sì moschea no», anche perché quasi tutti i partecipanti hanno espresso «come prioritaria l’esigenza di mettere in regola i luoghi di culto che già hanno piuttosto che avere un luogo monumentale ma magari lontano da casa».

 

Il dialogo con gli islamici è coordinato anche da Paolo Branca, docente dell’università Cattolica che fa parte anche del Comitato per l’Islam italiano voluto dal ministro della Lega Roberto Maroni, e che aveva lavorato anche con la precedente giunta di centrodestra. «L’Islam — ha tenuto a sottolineare Branca — non ha una Chiesa come il cattolicesimo, si tratta di una realtà plurale e non sarebbe giusto obbligarli a cambiare dopo quattordici secoli».

Certamente i quartieri milanesi saranno coinvolti, e saranno parecchi, visto che gli islamici a Milano sono stimati in circa centomila. Le moschee grandi riconosciute in Italia sono solo due, quella di Roma e quella di Segrate, mentre ci sono più di 750 pseudo-moschee.

Nel percorso di costruzione dei luoghi di culto per gli islamici, «verranno considerati anche i criteri legati alla sicurezza che affronteremo insieme nell’ottica del dialogo» ha rassicurato l’assessore alla Sicurezza Granelli.
La grande festa del Ramadan quindi, anche quest’anno si dovrebbe tenere senza problemi al Teatro Ciak. Ma dall’anno prossimo qualcosa dovrebbe cambiare, anche se le perplessità non mancano, in molte forze politiche compreso il centrosinistra. Roberto Caputo, vicecapogruppo del Pd in Provincia, raccomanda di «agire con gradualità nel rispetto assoluto delle leggi italiane». Riccardo De Corato del Pdl si dice invece favorevole, insieme al capogruppo Masseroli, a piccoli centri di culto, purché «non ci sia nessun intervento del pubblico. Non è il Comune che si deve far carico di trovare gli spazi. Se ce li hanno e sono a norma va bene, altrimenti se sono fuori legge, come sono in gran parte al momento, vanno chiusi».

La parte del leone la fa però come al solito la Lega Nord. Su Facebook cliccatissima la foto di gruppo degli islamici davanti a Palazzo Marino con la dida: «La nuova Milano di Pisapia...». E il più spiritoso che commenta: «Piccole moschee che bello, mettiamole anche a ogni fermata del metrò».