Milano, 8 agosto 2011 - Che tangentopoli a Milano e Provincia non fosse mai finita si mormorava dappertutto. Che fondi neri inquinassero la pubblica amministrazione, pure. Un fiume di denaro che passerebbe di mano in mano per accelerare grandi piani urbanistici. Business del mattone. Già, il mattone. Al centro delle inchieste a ripetizione sul malaffare che infetterebbe l’hinterland: i magistrati indagano su amministratori e imprenditori per corruzione e concussione. Quasi un salto indietro nel tempo, a quel ‘92 delle mazzette e delle manette. Scattate la primavera scorsa, 19 anni dopo il pool, per gli ex sindaci di Buccinasco, Loris Cereda e di Cassano d’Adda, Edoardo Sala. Corrotti per la Procura di Milano che li ha portati a San Vittore (il primo è uscito, il secondo è ancora dentro).

Scambio di favori profumatamente pagati perfino con macchine di lusso per Cereda. Stecche e Bentley, nell’inchiesta che lo riguarda Si professa innocente, invece, Sala. Dalla sua cella respinge ogni addebito: il gip Gaetano Brusa, nell’ordinanza di custodia cautelare che lo riguarda, di lui ha scritto che «avrebbe voluto diventare sindaco per arricchirsi illecitamente». A Cassano nei guai sono finiti l’ex assessore ai Lavori pubblici, un consigliere comunale dell’Udc (collaborano con i giudici) e due professionisti: il famoso architetto Michele Ugliola, l’ uomo fra più inchieste (Milano Santa Giulia e Sesto) e un commercialista, cugino di Sala. L’ipotesi è che la cricca in azione sull’Adda prendesse bustarelle per accelerare recuperi di grandi aree dismesse o per trasformare terreni agricoli in edificabili.

 

Ma il caso più clamoroso, che sta facendo fibrillare i vertici del Pd, è quello di Sesto: tangenti (4 miliardi delle vecchie lire si ipotizza) fra promesse e pagate per aumentare la volumetria di aree da riconventire, ex Falck ed ex Marelli. Ma nel mirino degli inquirenti pure le concessioni sul trasporto pubblico locale. Gli imprenditori Piero Di Caterina e Giuseppe Pasini puntano l’indice su Filippo Penati (nella foto CdG), il reuccio democratico si dice pronto alla battaglia. L’indagine in mano alla Procura di Monza, tratteggia il cosiddetto «Sistema Sesto», un’enclave di potere, un cerchio magico da cui - dicono i costruttori - «se eri escluso non lavoravi».

E per starci dentro bisognava pagare. La difesa dell’ex Presidente della Provincia aspetta le carte. Poi farà una mossa. Non se la passano meglio in casa Pdl. A partire dal fallimento dell’immobiliare Pellicano srl di Desio, per cui Massimo Ponzoni, già assessore all’Ambiente nella seconda giunta Formigoni, e ora consigliere regionale del Pdl e membro dell’ufficio di presidenza, è indagato per bancarotta fraudolenta. A questa indagine se ne è aggiunta un’altra per concorso in corruzione, su due Pgt brianzoli: quello della sua Desio — il delfino del Governatore (forse ex si lasciano scappare i beninformati) ci avrebbe messo lo zampino — come in quello della vicina Giussano. Indagati con lui Rosario Perri, ex assessore alla Provincia di Monza (si è dimesso quando il suo nome è saltato fuori nell’ambito dell’inchiesta Infinito sulla ’ndrangheta), mentre si cercano riscontri sempre per concorso in corruzione sul numero due della Provincia, Antonino Brambilla, le vicende sono le stesse.