Milano, 3 agosto 2011 - Lasciamo da parte i giudizi sommari, il mugugno fine a se stesso sul costo della politica. Fermiamoci ai fatti. E facciamoci qualche domanda. Perché un gruppo pubblico, per quanto importante come A2A, ha bisogno di 23 poltrone nei consigli di amministrazione per funzionare?

Perché l’azionista, che alla fine è sostanzialmente il cittadino dei Comuni che sono titolari dell’azienda, deve spendere oltre 4 milioni di euro lordi per gli stipendi. E perché un manager pubblico, per quanto importante, deve poter incassare alla fine dell’anno uno stipendio lordo di circa un milione e mezzo di euro? A quale lavoro effettivo corrispondono le voci di stipendio che costituiscono l’invidiabile busta paga del presidente? Settecentomila euro cono per l’indennità presidenziale. Ma forse non sono sufficienti per ripagarlo dello sforzo, visto che servono altri 500mila euro per i «bonus e gli incentivi». In più 240mila euro di «altri compensi».

Altre poltrone dello stesso gruppo, in società controllate. Anche lo stesso beneficiario, Giuliano Zuccoli, un anno fa, aveva detto che sarebbe stato meglio tagliarle. Ma i soci Bresciani hanno detto no. Anche da quelle parti, evidentemente, tengono famiglia.