Sesto San Giovanni, 29 luglio 2011 - Le Coop Rosse non hanno avuto un ruolo mariginale nella questione ex Falck. Anzi, hanno giocato da protagoniste. Le prove sono nelle carte, nei movimenti bancari fra Sesto, Modena, Sassuolo e Palermo, nei nomi dei protagonisti che Luca e Giuseppe Pasini identificano attraverso bonifici e fatture. Materiale che la Procura di Monza ha acquisito dalla Guardia di Finanza e sta passando al setaggio. L’inchiesta dei Pm Walter Mapelli e Franca Macchia sul presunto giro di mazzette nella ex Stalingrado d’Italia si complica e si allarga.

 

Filippo Penati e i suoi uomini, indagati a vario titolo con accuse che vanno dalla corruzione alla concussione (senza dimenticare il finanziamento illecito ai partiti), dovranno spiegare tante cose. Chiarimenti che dovranno fornire anche alcuni attuali amministratori di Sesto e alcuni dirigenti comunali, perché il rapporto della Gdf è chiaro e circostanziato: «Fattura da 1.549.370 euro emessa dalla Aesse (coop rossa di Bologna, ndr)». A pagarla nel 2001, a favore di Francesco Agnello, è l’Immobiliare Cascina Rubina dei Pasini. Motivo: «Promuovere lo sviluppo urbanistico dell’area ex Falck». Stesso discorso, due anni prima, per quel pagamento da 300 milioni di vecchie lire a Fingest, sempre a favore dell’uomo coop Agnello, «per prestazioni come da lettera di intenti», ovvero consulenze.

 

Ma la verità sarebbe un’altra. Lo dichiarano i Pasini alla Gdf. Comincia Giuseppe: «Agnello non ha eseguito alcuna prestazione e del resto io non conosco i soci della Aesse». Prosegue Luca: «Da Aesse e Fingest ricordo che non venne eseguita alcuna prestazione a fronte dei pagamenti da noi erogati». A cosa servivano, dunque, quei soldi? Secondo la Procura di Monza erano tangenti per ottenere le licenze edilizie sulle aree ex Falck. Concessioni mai arrivate, tanto che i Pasini, nel 2005, vendono i terreni (o meglio, li svendono) alla Risanamento di Luigi Zunino.

 


Riannodare i fili di questa strana storia non è semplice. Per riuscirci, bisogna seguire i soldi. Per esempio, quattro fatture «nel 2004 e nel 2005 da 52mila euro ciascuna» per un pagamento della Falck Spa dei Pasini ad Agnello «sul conto corrente 6993/76 presso il Credito Siciliano, sede di Palermo». Il motivo? «Assistere la società Falck in tutti i rapporti connessi ai suoi interessi in Sicilia». Agnello è un personaggio da romanzo. Fra il 1999 e il 2005 è rappresentante legale di ben sette società: cinque a Palermo, due a Modena.

 

Non è da meno l’altro consulente delle coop rosse, Gian Paolo Salami: pure lui dal 1999 al 2004 è rappresentante legale di sette società di Palermo, Modena e Massa Carrara. Anche lui è nella Aesse che nel 2002 riceve da Immobiliare Cascina Rubina 1.032. 914 euro e nel 2003 altri 516.457. La Gdf annota: «Le cifra corrispondono quasi all’esatto ammontare del volume d’affari del 2002 e del 2003». Come dire, sembra che le due società esistano soltanto per incassare soldi dai Pasini. Tesi che, secondo i Pm, dimostrarebbe un giro di soldi per ragioni diverse dalle dichiarate consulenze.

 


Le indagini, per dimostrare che le mazzette esistono, devono prima dimostrare i legami fra le persone. Ecco perché, fra le carte della Gdf acquisite dalla Procura, spunta un fax. Lo invia Luca Pasini il 16 gennaio 2002: è una distinta della Cariplo per un bonifico di 573.270 euro a favore di Fingest, società ricomnducibile all’universo delle coop rosse. Destinatario del fax Omer Degli Esposti, il potente vicepresidente del Consorzio Coopertive Costruzioni che, nella storia delle ex Falck, vanta un ruolo di primo piano.