Milano, 15 luglio 2011 - Milano e Torino, le due capitali del Nord, lanciano la sfida del rilancio al Governo. «Se si riesce a risolvere i problemi qui, si riesce a risolverli ovunque» dice Piero Fassino, sindaco del capoluogo piemontese. Accanto a lui, Giuliano Pisapia.

Insieme, a Palazzo Marino. Perché dopo anni le due amministrazioni hanno lo stesso colore. Adesso proveranno a parlare la stessa lingua. Fassino e Pisapia provano a riappropiarsi di parole che, a torto o a ragione, tendono, come istinto incondizionato, al verde lumbard, provano a sleghizzizare il lessico del Nord che da tempo duole. «Questione settentrionale»: si parte da qui.

Sindaco Fassino, il centrosinistra quale identità nuova, quale progetto nuovo intende dare al Nord?
«Bisogna lasciarsi alle spalle l’illusione di un Nord secessionista, separatista, che si chiude nel proprio giardino con atteggiamento di diffidenza e di difesa. Vogliamo, invece, che il Nord torni ad essere il traino del Paese e può riuscirci solo tornando ad aprirsi alle sfide del nostro tempo: aprirsi ai mercati, all’internazionalizzazione, all’innovazione. Aperture che andranno nell’interesse del Nord e, quindi, dell’intero Paese. Milano e Torino oggi (ieri ndr) hanno deciso di iniziare a lavorare insieme, di rendere sempre più complementari le politiche».
Lei e Pisapia avete rilanciato al Governo la «questione settentrionale»: che chiedete?
«Che il Governo metta il Nord nelle condizioni di poter fare da traino del Paese. Con Pisapia metteremo insieme una proposta di modifica del Patto di stabilità interno. Quello avuto fino ad oggi ha esaurito la sua funzione. Abbiamo tutti accolto il richiamo del Presidente della Repubblica ad un rapido esame della manovra finanziaria del governo, da domani bisogna iniziare a lavorare ad un Patto che consenta agli enti locali di sapere quante risorse hanno a disposizione e di investire».
È il centrodestra, ora, ad avere una questione settentrionale quanto a consensi?
«I sette capoluoghi di regione del nord hanno sindaci di centrosinistra e il 65% della popolazione che vive in queste regioni è amministrata da sindaci di centrosinistra».
Che deve fare o che non deve fare il centrosinistra per mantenere il consenso del Nord?
«Ricorro ancora ai numeri. Dal Nord viene il 65% del prelievo fiscale italiano, motivo per cui in questa parte del Paese si è più sensibili al tema del fisco. Il 70% del lavoro dipendente privato è concentrato nel nord, motivo per cui il tema del lavoro qui è più sentito. Il 70% del lavoro autonomo è concentrato nel nord, motivo per cui il mondo delle partite Iva qui è particolarmente decisivo. L’80% dell’export parte del Nord, motivo per cui è il Nord a chiedere innovazione. E, infine, le regioni del Nord hanno una presenza media di immigrati del 15% sulla popolazione totale, la media italiana è del 7, ragion per cui c’è più attenzione alle politiche di sicurezza e integrazione. Queste sono le sfide a cui dovremo rispondere. E se riusciremo a rispondere al Nord, allora riusciremo a rispondere ovunque».
Il federalismo fiscale è nella lista delle richieste di Milano e Torino?
«Certo. Ma un federalismo vero: oggi ai Comuni è concesso solo innalzare l’addizionale Irpef».
Come giudica i primi 40 giorni di Pisapia sindaco?
«Mi sembra sia partito bene, guida una Giunta ambiziosa».