Milano, 25 giugno 2011 - Questa mattina il padre di Gianluca e Ilaria, i due fratelli uccisi brutalmente nella notte di giovedì, si è presentato per due volte davanti all'abitazione di Riccardo Bianchi, il giovane che ha confessato il duplice omicidio. Quando un condomino ha cercato di fermarlo ha ricevuto una testata. Il padre delle due vittime si è presentato alle 8.30 davanti all’ingresso del condominio di via Marchesi, urlando e sfogandosi per poi andarsene. L'uomo è tornato verso le 11 e questa volta ha provato a entrare nella struttura ma un abitante del palazzo lo ha fermato ricevendo dall’uomo una testata.

 

IL FIDANZATO - Rinchiuso nel V reparto all'interno del carcere di San Vittore, è sorvegliato a vista Riccardo Bianchi, il 21enne fermato ieri sera dopo un interrogatorio lungo sei ore, per l'omicidio di Ilaria e Gianluca Pallumieri. Gli inquirenti stanno ora cercando di far luce sul movente, non tanto facendo riferimento a quanto affermato dal ragazzo, che sembra aver dimenticato molti dettagli, ma cercando di capire il contesto. Al momento, secondo quanto si apprende da fonti investigative, si tende ad escludere che il 21enne possa aver fatto uso di sostanze stupefacenti. In queste ore il pubblico ministero di Milano Cecilia Vassena sta preparando la richiesta di convalida, in modo che il Bianchi possa essere sentito dal gip il prima possibile.

LA VICENDA

"LI HO UCCISI io, tutti e due, prima Gianluca a coltellate per strada e poi, Ilaria, in casa, soffocandola, dopo averla legata e violentata...». Riccardo Bianchi, 21 anni, ha confessato il duplice delitto dei due fratelli ma non ha fornito movente. Confuso, oscuro, a tratti anche vago ma con poche contraddizioni. Insomma convincente al punto che il pm lo ha messo in stato di fermo, indagandolo per i due omicidi e ne ha ordinato il trasferimento a San Vittore. Raccapricciante il racconto del sequestro e delle sevizie alla fidanzata, anzi ex fidanzata, Ilaria Palummieri, coetanea: «Sono arrivato a casa sua verso le sei del mattino, avevo messo il cadavere di Gianluca nel portabagagli della mia auto e poi ho legato Ilaria, l’ho violentata e l’ho uccisa con un sacchetto di plastica in testa verso le 5 del pomeriggio...» Sequestrata per ore. Pochi particolari, ma il racconto sembra essere confermato a grandi linee dai riscontri trovati dagli investigatori della Mobile. 

UNA FOLLIA devastante e soprattutto diluita in almeno 36 ore, da quando ha inferto venti coltellate all’«amico» Gianluca fino a quando si è sbarazzato del suo corpo, nella notte tra giovedì e venerdì, gettandolo vicino un cassonetto di rifiuti a Rho. Intanto aveva sequestrato e ucciso la fidanzata nella casa dove lei viveva con il fratello.
E’ vero, Riccardo e Ilaria si erano lasciati un mese fa, forse per volere di lei. Ma era un rapporto che andava avanti da alcuni anni. Erano compagni di scuola, cresciuti insieme, tante crisi, tanti ripensamenti. Quella di un mese fa era una della tante. Perché tanta violenza? Un interrogativo destinato a rimanere senza risposta.

ALLA LUCE della confessione è possibile ricostruire le drammatiche fasi del duplice delitto. Ilaria e Gianluca sono due fratelli, orfani di madre che vivono assieme da quasi un anno (non vanno d’accordo col papà). Hanno anche una sorella maggiore, 28 anni, che però vive a Firenze. Lui 20 anni (agente assicurativo precario) protettivo verso di lei e lei 21 anni (barista in un pub) complice e confidente. Inevitabile che anche il fidanzato di lei, Riccardo, diventi amico intimo del fratello. Un terzetto che compare ossessivamente anche quando la coppia va in crisi e Gianluca «protegge» la sorella.


Gianluca e Riccardo escono a bere su e giù per i Navigli mercoledì sera. Si ubriacano — questo è quanto racconto l’omicida — a notte fonda in una strada di Cesano Boscone, Riccardo perde la testa e sferra venti coltellate a Gianluca. Le tracce di sangue confermano questa dinamica. Nessuna risposta sul coltello: dice di non sapere dove l’aveva preso né dove l’ha buttato. E nessuna risposta sul movente: «Non so perché l’ho fatto», ribadisce come un automa, Riccardo. Poi il corpo viene caricato nel bagagliaio della Panda: con l’ingombrante carico, Riccardo si presenta all’alba in casa della fidanzata, in via Gozzoli. Litigi, discussioni, e poi la confessione del delitto. Riccardo lega Ilaria, la spoglia e abusa di lei. La picchia, ma le lesioni non sono «gravi». Verso le 5 del pomeriggio la soffoca con un sacchetto.
Riccardo aspetta che si faccia notte e scarica il corpo che aveva in auto a Rho. Poi torna a casa verso le 3. I genitori intuiscono che deve essere accaduto qualcosa di grave e portano il figlio al commissariato di Bonola. Cominciamo le prime ammissioni.

GLI AGENTI trovano il corpo della fidanzata nuda, con i polsi legati e un sacchetto di plastica dietro la nuca. Poche ore dopo alle 8 (di venerdì mattina) un passante scorge il cadavere di un uomo avvolto in un lenzuolo vicino un cassonetto a Rho. Un’ora dopo si capisce chi è la vittima: è il fratello di quella donna trovata morta in via Gozzoli. Quattordici ore di interrogatorio e la verità — sia pure parziale e confusa — viene a galla. Pura, lucida follia. Nessuna spiegazione, nessun movente, nessuna lacrima. (Tino Fiammetta)