Milano, 21 giugno 2011 - Bancarotta fraudolenta. È un ‘buco’ da 8,5 milioni di euro nei conti della sua società LM Management che ha portato Lele Mora in carcere. L’impresario dei vip avrebbe distratto quel denaro ai creditori, utilizzandolo per il pagamento di fatture per operazioni inesistenti e per acquistare immobili per conto dell’Immobiliare Diana, altra sua società. Il debito nei confronti del Fisco sarebbe di 16 milioni.

Il talent scout, fino a qualche anno fa potente e famoso, coccolato dalle tivù e dal mondo dello spettacolo, divenne popolare per lo scandalo di ‘Vallettopoli’ con il suo amico-nemico Fabrizio Corona e più di recente ha alimentato il ‘Rubygate’ che ha travolto il premier Berlusconi, ritrovandosi lui stesso imputato per favoreggiamento e induzione alla prostituzione in relazione al viavai di belle e forse disponibili figliole che Mora avrebbe accompagnato nelle residenze del Cavaliere.

Ieri pomeriggio si è sparsa la voce che gli uomini della Guardia di Finanza stavano andando a prenderlo su ordine di custodia cautelare firmato dal gip Fabio Antezza. Al numero 9 di viale Monza, dove Mora, 55 anni, abita ed ha il suo ben frequentato ufficio, si è formato in tempo reale l’assembramento delle grandi occasioni: fotografi, cronisti, cineoperatori. Sono comparse anche le parabole delle televisioni, mentre una folla di curiosi ha atteso di vederlo uscire ammanettato e scortato dalle divise delle Fiamme gialle. In realtà nulla di tutto ciò è successo, perché tutto era già accaduto.

Mora era al sicuro negli uffici delle Finanza in via Filzi, dove è rimasto insieme al suo avvocato prima di essere trasferito in cella. Perché in carcere? C’è «l’elevata probabilità che egli faccia perdere le sue tracce», scrive il giudice nell’ordinanza. «Molti degli assegni sono stati negoziati all’estero», in particolare in Svizzera dove Mora «attualmente risiede e lavora». E poi ci sarebbe la sua «tendenza a delinquere e a sottrarsi ai rigori della legge», secondo il gip Antezza. Il giudice rileva «la già evidenziata tendenza a sottrarsi alla legge, non solo tributaria ma anche penale, come evidenziato dai già valutati plurimi precedenti penali anche per reati contro la Pubblica Amministrazione e contro la fede pubblica, oltre che in materia di sostanze stupefacenti». Già, perché Mora ha alle spalle anche una lontana condanna per ragioni di droga.

Le indagini sul ‘buco’ della LM Management, condotte dai pm Eugenio Fusco e Massimiliano Carducci, hanno consentito di accertare, secondo l’accusa, una bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale per 8,5 milioni di euro.

Una parte delle somme distratte sarebbe stata utilizzata dallo stesso imprenditore per effettuare rilevanti investimenti immobiliari. C’è anche l’acquisto di Villa Le Pleiadi a Porto Cervo tra le operazioni definite «anomale» dal gip Antezza, a favore dell’Immobiliare Diana ritenuta la «cassaforte» di Mora e della sua famiglia. «Io avevo la necessità di ville lussuose — ha tentato di giustificarsi l’impresario in un interrogatorio precedente — perché servivano per la mia metodologia di lavoro. Un bel giorno ho detto a mia figlia Diana: «Spendo tanti soldi e a noi non resta nulla. Potremmo organizzarci diversamente. Così ho acquistato una villa con la Diana Immobiliare dando 10mila euro al costruttore. Questi 10mila euro erano stati pagati dalla Immobiliare Diana con fondi propri». Altra operazione dubbia, l’acquisto di un immobile in viale Monza, intestato sempre alla Immobiliare Diana. Per il gip, Mora è una persona «dalla professionalità criminale». Avrebbe continuato a «drenare» denaro dalla LM Management anche dopo la dichiarazione di fallimento.