Milano, 14 maggio 2011 - Sindaco, faccia vedere, come ce l’ha le unghie? Uscita dall’ultimo dibattito prima della fine della campagna elettorale, Letizia Moratti risponde divertita: «Oggi ho messo uno smalto rosso scuro. Molto aggressivo».
Tracce di sangue sulle unghie.

Allora ha ragione Berlusconi nel dire che finalmente ha graffiato Pisapia ricordando le sue disavventure giudiziarie.
«Io ho solo voluto ricordare che la sua non è la storia politica di un moderato. Fra l’altro è stato il primo firmatario della legge per l’indulto ai terroristi».


Quello di domani sarà un voto su di lei o su Berlusconi?
«Sarà un voto sui risultati di questa giunta, di questa maggioranza e sul nostro programma».
 

Paura delle astensioni?
«Penso che i milanesi siano consapevoli dell’importanza di questo voto e andranno a votare».
 

Lei ci riprova.Chi glielo fa fare?
«L’amore per la mia città e l’impegno a completare il lavoro che ho svolto in questi primi cinque anni, perché molte realizzazioni sono finanziate ma non ancora completate, penso alle due linee della metropolitana, la 4 e la 5, ai due musei, al piano di illuminazione e tante altre piccole cose».


Non sarebbe più comodo vivere da signora?
«Mai fatto, lavoro da quando avevo 19 anni».
 

Lavora quante ore al giorno?
«È più facile dire quante ore dormo. Spesso lavoro fino a mezzanotte e la mattina riprendo verso le sei e mezzo, sette».
 

Un motivo per votarla?
«Perché in questi anni, nonostante siano stati di crisi, non ho introdotto tasse, non ho aumentato le tariffe, che sono le più basse d’Italia e ho incrementato i servizi alle famiglie».
 

Paura del ballottaggio?
«Mai detto».
 

Il suo merito.
«La determinazione».
 

La sua colpa.
«Essere testarda anche quando sbaglio».
 

È una colpa?
«Forse è un difetto».
 

Voleva una Milano città d’arte. Ci è riuscita?
«Sì. Milano è la terza città d’arte dopo Parigi e Roma e il New York Times ci ha indicato tra le prime cinque mete da visitare nel 2011».


Sui nomadi la Lega le chiede il pugno di ferro. Lei difende i campi?
«Il piano che ho elaborato con il Viminale prevede l’azzeramento dei campi nomadi clandestini e l’alleggerimento di quelli regolari».


Una graduale eliminazione.
«Neanche tanto graduale, perché gli irregolari erano 8 mila e sono 2 mila e abbiamo chiuso il Triboniano che aveva 1.500 persone».


Dopo l’Ecopass che cosa?
«Proseguire nelle misure strutturali per eliminare il traffico inquinante e rafforzare le misure di disincentivazione del traffico normale».


Quindi anche un possibile abbandono dell’Ecopass.
«Non ho detto questo».
 

Una promessa.
«No tasse e no aumento di tariffe».
 

Sua cognata, Milly Moratti, le ha augurato di diventare capo dell’opposizione. Lei che cosa le augura?
«Che l’Inter vinca la Coppa Italia».
 

Sempre Milly dice che il suo è “un piano sregolatore disegnato dagli interessi dei finanzieri e degli immobiliaristi”. Parenti serpenti.
«Il piano di governo del territorio corrisponde ad una visione di interesse pubblico che prevale sull’interesse pur legittimo dei privati. Il piano prevede che si arrivi ad una città che dovrà avere a non più di 500 metri di distanza da casa una fermata dei mezzi pubblici e a non più di dieci minuti un servizio o un negozio di vicinato. E abbiamo previsto un raddoppio del verde».
 

Che cosa le dice suo marito, Gianmarco Moratti?
«Gianmarco, oltre ad essere mio marito, è il mio migliore amico. Se non mi avesse sostenuto non avrei fatto questa scelta».
 

La storia della Batcasa di suo figlio. I figli so’ piezz’ ’e core?
«Se ci sono responsabilità il responsabile deve pagare e questo vale per tutti».
 

Quale budget per la sua campagna elettorale?
«Come la volta precedente, 6 milioni di euro, miei e che non ho chiesto a nessuno. Fra l’altro alcune cose come la guida ai quartieri con tutte le indicazioni dei servizi zona per zona, che non credo si possa chiamare materiale elettorale, è stata pubblicata a mie spese, con il mio budget».
 

L’accusano di essere ricca.
«È una colpa? È una colpa se uno pensa di non mettersi al servizio per dedicarsi a chi ha bisogno».
 

Il ruolo di massaia le è poco congeniale ma continua a frequentare i mercati. Perché?
«Per rilanciarli. Poi ascolto tante persone quando vado al mercato e raccolgo molte segnalazioni, che cerco di soddisfare, se sono lecite».
 

Quante scarpe ha?
«Tante, non le ho contate».
 

Un numero a quante cifre, tre, quattro.
«Quattro proprio no».
 

Quanti abiti?
«Tanti. Sono vanitosa, ecco, questo è un altro difetto».
 

Durata media dei suoi collaboratori domestici?
«Ce li ho da una vita».
 

L’incontro più simpatico di questa campagna elettorale.
«Ad un aperitivo di giovani, quando è arrivato Pato che mi è simpatico anche se è milanista».
 

La differenza tra questa campagna elettorale e quella di cinque anni fa.
«Questa è più difficile, perché prima di tutto devo fare il sindaco e poi pensare alla campagna».
 

Parla poco di Expo.
«Ne ho parlato poco perché su Expo i media hanno parlato più di criticità che di risultati, trascurando il valore di Expo».
 

Era un argomento problematico.
«Non era problematico, ma mi sono concentrata su quelli che sono percepiti come immediati. Ho parlato poco anche del rilancio di Malpensa, che pure è stato un grande successo».
 

Avrebbe potuto dire: l’Expo l’ho portata io, non sarebbe stato elegante ma vero sì.
«Lo dico ora, l’Expo l’ho portata io, è stato difficile e non sarà facile portare i paesi a parteciparvi, bisogna avere relazioni e credibilità internazionale che io ho dimostrato di avere».
 

Berlusconi, un nome ingombrante?
«È milanese, ama la sua città, ha fatto una scelta di impegno che va rispettata».
 

Giudizio su Bossi.
«Con lui c’è un’amicizia che va al di là della politica».
 

Giudizio su Pisapia.
«È un camaleonte, perché cerca di apparire quello che non è».
 

Giudizio su Palmeri.
«Incoerente, ha votato per cinque anni insieme a noi e ora contesta tutto quello che ha condiviso».
 

Quante moschee a Milano?
«Ci sono già luoghi di culto. Una moschea ci potrà essere quando ci sarà una legge nazionale che regolamenti le moschee rispetto alla sicurezza e all’ordine pubblico».
 

Lassini, quello dei manifesti Br tra i pm, è stato un incidente o un’occasione per prendere le distanze da chi spara sui magistrati?
«Ho definito ignobili quei manifesti».
 

C’è la guerra civile in Italia, come ha detto Berlusconi?
«Ha detto questo?»
 

Sì.
«Viviamo momenti difficili, non solo in Italia».
 

Si riferiva ai pm. I pm sono il cancro, come dice Berlusconi?
«La magistratura è un cardine della democrazia ma capisco che una persona come Berlusconi che da quando è entrato in politica ha avuto 2.500 udienze umanamente possa sentirsi...».
 

Perseguitato?
«Forse perseguitato è troppo. Diciamo preso di mira».
 

Meglio Napolitano o Berlusconi?
«Sono due cariche diverse e non paragonabili. La mia stima è per entrambi».
 

Come vicesindaco De Corato o Salvini?
«Come vicesindaco una persona che abbia competenze, che abbia dimostrato di aver lavorato con passione e spirito di servizio per la città, che sia credibile e che sia un grande lavoratore perché fare il vicesindaco è difficile».
 

Milano capitale morale o della mafia?
«Come tutte le città che attraggono ricchezza può essere meta di criminalità organizzata e non bisogna mai abbassare la guardia. Ma Milano è anche la capitale del volontariato, la più generosa e produce il 10 per cento della ricchezza nazionale, perciò va rispettata».
 

È ancora la capitale morale?
«Più che le definizioni generiche valgono le belle persone».
 

Non è più capitale morale?
«Sono schemi superati».
 

Quanto conta la morale in politica?
«Tantissimo».
 

Quanto?
«È al primo posto».
 

Si dia il voto come sindaco.
«Me lo daranno i cittadini. Posso dire di essermi impegnata molto».