Milano, 30 aprile 2011 - Via tutti i beni immobili e le attività non strategiche per l’assitenza e la ricerca, razionalizzazione dei costi, una gestione degli investimenti finalizzata al potenziamento delle aree a maggior tasso di sviluppo, l’oncologia in particolare. Con questo piano industriale il San Raffaele conta di raddrizzare i conti, ma anche di aumentare i ricavi, portando il fatturato, a parità di perimetro, dagli attuali 630 milioni (con 20,9 milioni di perdita) a 800 milioni di euro nel 2014, con un «significativo incremento della marginalità operativa».

Sono le indicazioni chiave del documento approvato ieri dal consiglio di amministrazione della Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, riunitosi sotto la presidenza del fondatore don Luigi Verzè. Il piano, si legge nel documento diffuso al termine della riunione, «costituirà parte integrante del piano di ristrutturazione finanziaria e di riorganizzazione societaria le cui linee guida sono state esaminate e positivamente valutate dal consiglio del 23 marzo». Il piano industriale, elaborato con il supporto dell’advisor Bain & Company, è affidato a un manager di lungo corso come Carlo Salvatori, già dirigente in Banca Intesa, Mediobanca e Ugf. Sarà sua la responsabilità anche degli altri due tasselli della ristrutturazione, che dovrebbero arrivare sul tavolo del Cda della Fondazione entro due o tre settimane.

 

Ieri, comunque, sono stati messi alcuni punti fermi. Si conferma per esempio, il «presidio di tutte le attività attualmente svolte dal San Raffaele nei settori assistenziali e della ricerca, nel rispetto della propria mission di Ospedale Policlinico Universitario di Alta Specializzazione Scientifica, il mantenimento dei livelli di eccellenza raggiunti e la crescita in specifiche aree terapeutiche, tra cui l’oncologia». Il piano prevede inoltre una «importante attività di riorganizzazione logistica» con la centralizzazione nella sede principale di tutte le attività ospedaliere, comprese quelle attualmente dislocate a Ville Turro «e la successiva dismissione dell’immobile». L’ospedale di Olbia, che partirà entro fine anno, invece «continuerà a fare parte del perimetro di attività del San Raffaele». Via infine tutto il resto «non core», il cui valore è stimato attorno ai 140 milioni di euro.

Il piano industriale prevede poi il recupero dell’efficienza gestionale, «attraverso la realizzazione di interventi mirati sulle principali voci di costo». Si parla di appalti e utenze, fin qui gestite con una certa distrazione, ma anche di organici. Alle preoccupazioni dei sindacati, che vedranno Fondazione e Salvatori il 4 maggio, si garantisce la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali. Ma un conto sono i dipendenti assunti a tempo indeterminato, un altro i ricercatori e i lavoratori a tempo determinato che sono una quota non trascurabile dell’attuale organico di circa 4mila unità. Infine si garantisce che saranno saldati «integralmente» i debiti verso i fornitori, che ammonterebbero a oltre 438 milioni, di cui 337 scaduti con tempi medi di attesa di 575 giorni.