Milano, 7 marzo 2011 - Ha inondato di messaggini a sfondo erotico attraverso Facebook una dodicenne figlia di un conoscente, è riuscito a strapparle un appuntamento, l’ha incontrata in una strada di Milano e l’ha fatta salire sulla sua auto. A quel punto sono intervenuti i carabinieri che l’hanno fermato con l’accusa di tentata violenza sessuale su disposizione del procuratore aggiunto Piero Forno, uno degli inquirenti impegnati nel ‘caso' Ruby.

Il gip di Milano Bruno Giordano ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere per un maresciallo dell’Esercito di 45 anni. Convalida non scontata perchè il solo ‘chattare' non poteva portare all’arresto e l’uomo, di fatto, non ha neppure sfiorato la ragazzina. Ma pm e gip si sono rifatti a una sentenza della Cassazione del 1993 in base alla quale il solo fare salire in macchina una minore di 14 anni anche senza contatto fisico può configurare il reato di tentata violenza. Di per sè neanche questa circostanza - come il solo ‘abbordaggio virtuale' - sarebbe stata sufficiente. Solo la combinazione delle due circostanze ha portato all’arresto.
 

Derminante il ruolo dei genitori dell’adolescente che si sono accorti delle avences telematiche ricevute dalla figlia e d’intesa con Forno hanno organizzato la trappola per arrestare il maresciallo.