Milano, 1 marzo 2011 - Potrebbe essere uno degli angoli più suggestivi di Milano. Una via lunga sì e no cinquanta metri e larga poco più di uno, che se s’incrociano un pedone e una bici è già un problema. Attorno, 12 splendide villette liberty, costruite agli inizi del ’900, tutte di proprietà dell’Aler e in piena decadenza. Persiane che cadono, stucchi a pezzi, mura scrostate, giardini che potrebbero suscitare l’invidia di chiunque, con palme e prato, ma pieni di immondizia, cartacce, scale in ferro arrugginite a terra e addirittura un carrello da supermercato pieno di foglie.

Siamo nella via privata Apollodoro, che collega piazza Ferravilla (zona piazzale Susa) e via Del Sarto (Largo Rio de Janeiro), a meno di 100 metri dalla sede centrale dell’Aler, in viale Romagna e a cinquanta dall’enorme cratere abbandonato a se stesso, dove da quattro anni si doveva ricavare un posteggio sotterraneo, e dove oggi esiste solo una recinzione che paralizza la piazza senza nemmeno più l’indicazione dei lavori. Un angolo di vecchia Milano abbandonato a se stesso, che a lungo non è stato ritenuto degno di ristrutturazione. Forse perché, come commenta una signora, ristrutturare le ville costa molto, ma poi l’affitto rende meno di un condominio, in proporzione. Ma qualcosa, anche in vista di Expo, sta per cambiare.

 

Le dodici ville, in parte già sotto il vincolo della Soprintendenza, in quanto riconosciute patrimonio architettonico della città, sono tutte, o quasi, disabitate, ad eccezione di tre: una di 175 metri quadrati con giardinetto, assegnata il 16 settembre 2009 al presidente del Tribunale, Livia Pomodoro, con un contratto di sei anni, legato alla sua carica, che prevede canone annuo di mercato, 35 mila euro più Iva. Le altre contengono uffici dell’Aler e una onlus, il Cad (Centro aiuto alla droga), che aiuta i tossicomani e ha uno sportello migranti e uno per le famiglie.

Tra le altre nove, che come le prime due anni fa sono state assegnate alle cure di Infrastrutture Lombarde, la holding edilizia della regione, per un progetto di restyling. La prima villa ristrutturata, al costo di circa 700 mila euro, è stata proprio quella poi abitata dal presidente del Tribunale. ma la scelta, spiegano a I.L. è legata proprio al fatto che la destinazione degli immobili è destinata a particolari soggetti di rilievo istituzionale», ovvero a personalità di prestigio. Non a caso, il futuro delle nove villette, oggi libere e fatiscenti, è deciso: saranno vendute ai privati e in tre verranno ospitate anche delle delegazioni legate a Expo 2015. Fin qui il futuro.

 

CIRCA IL PRESENTE, e sempre a proposito dell’immagine internazionale di Milano, al centro della via spicca per umorismo involontario il cartello verde su un cancello in ferro battuto: «Associazione per l’accoglienza di ricercatori stranieri in Milano (International house». Dietro, una casa diroccata che nemmeno dei profughi somali tenterebbero di occupare. Nulla di stupefacente. In fondo, la fuga dei cervelli della ricerca, non è bidirezionale. Visti i sempre minori fondi fondi stanziati dai governi per la ricerca, sono infatti solo gli italiani a scappare all’estero. Non certo il contrario.