Milano, 8 febbraio 2011 - La Lombardia ha una gran voglia di infrastrutture, ne ha bisogno e ha anche la forza economica, amministrativa e progettuale per realizzarle. Ma certo non arriva da Roma una spinta altrettanto decisa. Non arrivano, per esempio, le regole snelle e trasparenti che potrebbero accorciare i tempi e le procedure per portare a termine le opere di Expo 2015. Il presidente di Assolombarda Alberto Meomartini, così, è sempre più «preoccupato» per i ritardi. La Regione Lombardia è «motivata e determinata» sulla realizzazione delle infrastrutture per l’Expo, ma c’è «qualche problema sulla realizzazione dei corridoi per l’alta velocità e, in generale, mi fanno un pò paura i tempi e soprattutto affrontare i problemi con una visione a breve termine», dice Meomartini. Non arriva nemmeno una banale autorizzazione per un collegamento aereo transcontinentale già richiesta da un anno; così il volo su New York cui aspira la compagnia asiatica Singapore Airlines rischia di finire a Barcellona, anzichè a Malpensa.

 

«Perdonatemi lo sfogo — dice il presidente della Sea Giuseppe Bonomi — ma è lo sfogo di una impresa nervosa perchè se dovesse vincere Barcellona ci perderemmo non solo noi, ma l’intero sistema industriale milanese».

Insomma, accenti accorati, ieri in Assolombarda, nel primo giorno della Mobility Conference promossa da Camera di Commercio di Milano e dall’associazione degli imprenditori della provincia. E’ allarmato anche il presidente camerale Carlo Sangalli, perchè la carenza di infrastrutture genera inquinamento e l’inquinamento costa 3.500 euro a ogni impresa lombarda in ritardi, malattie e giornio di lavoro persi, per un conto annuale complessivo di oltre un miliardo di euro. Camera di Commercio e associazioni di categoria hanno quindi deciso di affidare al dipartimento di Fisica dell’ambiente dell’Università Cattolica uno studio sull’andamento dell’inquinamento e sui possibili rimedi. Considerazioni simili vengono anche dal numero uno delle FS, Mauro Moretti, che sarebbe pronto a potenziare e rinnovare la rete ferroviaria, integrandola a quella urbana milanese, ma per farlo avrebbe bisogno di «norme più snelle» e di adeguati ritorni tariffari.

 

Insomma, la scadenza 2015 si avvicina e il promesso potenziamento infrastrutturale dell’area milanese e della Lombardia in generale è sempre più impantanato tra intoppi procedurali e tagli ai fondi. «Non servono leggi speciali — sintetizza Maomartini — ma servirebbe qualcosa di più straordinario in Italia: leggi normali». Ha rammentato infatti che oggi la realizzazione di un progetto richiede 26 firme autorizzative da parte di 11 diversi enti; che degli 11 miliardi stanziati dal Cipe in grandi opere pubbliche nel 2009 solo il 2,7% è andato a gara e dopo tagli agli investimenti del 23% nel biennio 2009-2010, si parla per i prossimi due anni di una ulteriore riduzione del 14%. Con la contrazione dei fondi pubblici, sarebbe sempre più indispensabile il contributo del capitale privato, ma nessun imprenditore potrà mai avventurarsi nell’Odiessea burocratica richiesta dalle farraginose procedure italiane.

A margine dei lavori della Mobility Conference è comunque arrivata la buona notizia dell’imminente varo del piano di investimenti quinquennali della Società di gestione degli aeroporti milanesi Sea, che vale 1,2 miliardi di euro fra realizzazione della terza pista a Malpensa e ristrutturazione del Terminal 2, quello dei voli charter.