Milano, 2 febbraio 2011 - Il futuro della Scala legato a due emendamenti del Milleproroghe. E se tutto dovesse andare per il verso giusto, potrebbero arrivare ben tredici milioni di euro nelle casse di via Filodrammatici. Troppa grazia, penserà il sovrintendente Stéphane Lissner, visto che ne bastano solo cinque per chiudere il bilancio in pareggio per il quinto anno consecutivo. Le misure salva- Piermarini sono state presentate come modifiche al decreto-legge in discussione alle Commissioni Affari Costituzionali e Bilancio del Senato rispettivamente dalla Lega Nord (Bricolo, Bodega, Garavaglia, Vaccari, Valli) e dal Popolo della Libertà (Latronico). La prima, quella più sostanziosa, stabilisce uno stanziamento di dieci milioni di euro per la Scala di Milano e per l’Arena di Verona: prorogato fino al 31 dicembre 2011 un fondo risalente alla Finanziaria di dieci anni fa.

«Ora però bisogna aspettare gli ulteriori passaggi parlamentari», fa sapere Lorenzo Bodega, segretario lumbard della Commissione Affari Costituzionali. La seconda richiesta, invece, prevede che «al fine di assicurare la prosecuzione delle relative attività esercitate per l’anno 2011 è riconosciuto, per ciascuna delle fondazioni lirico-sinfoniche, di forme organizzative speciali, un contributo di tre milioni di euro». Tradotto dal burocratese, sei milioni da dividere in parti uguali tra Piermarini e Santa Cecilia di Roma, gli unici due enti che rispondono agli stringenti criteri sanciti dalla legge di riforma delle tredici fondazioni liriche. Presto, però, per cantar vittoria. I due emendamenti hanno superato solo l’esame di ammissibilità della Commissione Affari Costituzionali: ora dovranno evitare la scure della Commissione Bilancio, chiamata a verificare la copertura finanziaria dei provvedimenti urgenti; quindi, l’arrivo in Aula, previsto per l’8 febbraio.

 

«Domani sera (stasera, ndr) - chiosa il relatore Gilberto Pichetto Fratin (Pdl) - sapremo complessivamente quanti saranno gli emendamenti da votare». Ieri la I Commissione di Palazzo Madama ha sforbiciato circa un terzo delle modifiche chieste dai parlamentari: ben 542 proposte su 1.500 sono state giudicate «estranee alla materia». Tra queste, tre avrebbero potuto favorire anche la Scala. Rispedito al mittente l’emendamento che chiedeva due milioni di euro a testa per le istituzioni musicali più virtuose (leggi ancora Piermarini e Santa Cecilia); bocciato anche quello che prevedeva un reintegro del Fus 2011 di 35 milioni di euro solo per gli enti lirici. Ha incassato il no, infine, l’emendamento della senatrice Bonfrisco (Pdl), che voleva rimpinguare il Fus 2010 con 30 milioni di euro.