Milano, 29 gennaio 2011 - L'ultimatum è scaduto ieri. Le quattordici ragazze che, secondo l’inchiesta della Procura di Milano sul Rubygate, avrebbero animato i festini del premier a Villa San Martino devono lasciare la «Dimora Olgettina», ribattezzata da qualche buontempone «Dimora Orgettina». Sfratto immediato, comunicato lo scorso 20 gennaio alle dirette interessate con una scarna missiva, che dava loro otto giorni di tempo per levare le tende dal residence più chiacchierato d’Italia. Ultimatum che verosimilmente non sarà rispettato.

Anzi, a giudicare dalla tranquillità ostentata da Marysthelle Polanco e compagnia, la scadenza fissata dall’Immobiliare Friza verrà bellamente ignorata. «Sono in viaggio per Bologna - fa sapere al telefono la soubrette dominicana - ma una cosa è certa: non ho lasciato la mia casa in via Olgettina 65 e non ho alcuna intenzione di farlo». Intenzione peraltro già palesata una settimana fa, quando la proprietà ha intimato alle ragazze di sloggiare perché la loro presenza arrecherebbe «un danno al decoro del palazzo». «Dicono che gli altri residenti sono infastiditi dai giornalisti - aveva affermato la Polanco - e che non hanno più la privacy per colpa nostra: comunque, io non me ne vado, è tutto in mano agli avvocati».

 

In realtà, alla gente che abita nello stabile a due passi dall’ospedale San Raffaele, tra una casa di riposo per anziani e un maneggio, poco interessa del destino delle quattordici showgirl o aspiranti tali, che non sapevano nemmeno di avere come vicine di casa: «Vogliamo solo che ci lasciate in pace - sbotta una signora -. Da quando è venuta fuori questa storia non viviamo più». Al portinaio è stato imposto di non aprire bocca con i giornalisti («Non posso più dire nulla, ho già parlato troppo»). E di far entrare nel perimetro dell’immobile solo i residenti e «i parenti stretti: me lo hanno chiesto le signorine». Poi, però, si lascia scappare che «sono ancora tutte qua: nessuna è andata via. Escono la mattina e rientrano la sera». Insomma, tutto è rimasto come prima: «E perché non dovrebbe essere così? - si chiede il custode con la maglietta autografata del portiere rossonero Abbiati in bella mostra nella guardiola - Del resto, le ragazze non hanno mai dato fastidio: qualcuno le riconosceva perché le aveva viste in tv, ma non c’è mai stato niente di strano».

 

In effetti, da queste parti di festini nemmeno l’ombra: «Solo un po’ di musica ad alto volume» sorride Marco. Anche lui, come gli altri cento e passa inquilini di via Olgettina 65, ha sottoscritto un contratto di locazione con l’Immobiliare Friza, che ha realizzato la residenza nel 2007, coniugando, così si legge nel sito web, «progettazione eco-sostenibile ed elevato know how edile tecnologico».

 La srl monzese, che ha delegato la gestione degli affitti all’Amministrazione stabili De Marchi, fa capo per il 30% alla lussembughese Titris sa (dove s.a. sta per società anonima), per il 35% all’ingegner Paolo Monteverdi e per il restante 35% alla Gaia srl, della quale lo stesso Monteverdi detiene il 50%. L’amministratrice unica risulta essere Verena Daniela Mantovani, che qualche tempo fa figurava tra i consiglieri d’amministrazione della Holeanders holding sa, sostituita nella proprietà della Friza proprio da Titris. Monteverdi, invece, è un professionista con interessi nel fotovoltaico: è amministratore unico della Solar Trust, che ha la sede operativa proprio in via Olgettina 65. Fino a un mese fa, quell’indirizzo era legato solo al San Raffaele. Oggi non più. Tanto che ieri pomeriggio, sulla navetta che porta al nosocomio di don Verzè, un’infermeria ironizzava con una collega: «Ormai non posso più dire che lavoro in via Olgettina: tutti pensano male».