Mialno, 12 gennaio 2011 - «Nella fase di realizzazione, un ampio spazio verrà dato alla valorizzazione delle eccellenze produttive presenti sul territorio, con il coinvolgimento di aziende milanesi e lombarde». Così dichiaravano il 27 luglio scorso il sindaco Letizia Moratti e Alessandro Morelli, assessore leghista a Turismo, identità e marketing territoriale. Parole riferite ai gadget marchiati «Comune di Milano», presentati proprio quel giorno. Cappellini, magliette, felpe. «Tutti articoli prodotti in Asia» tuona, però, Piefrancesco Maran. Prodotti in Asia. In barba, quindi, all’annunciata volontà di «dare ampio spazio alla valorizzazione delle eccellenze produttive milanesi e lombarde».

 

A sei mesi dalla presentazione e dalla messa in vendita dei gadget, il consigliere comunale del Pd ha fatto le pulci alle etichette. «Le t-shirt sono prodotte in Bangladesh, le felpe sono prodotte in Cambogia e le palline per l’albero di Natale in Cina» ha fatto sapere, ieri, Maran. I cappellini ancora in Cambogia. «Altro che made in Milano» attacca Maran. E a polemica si aggiunge polemica. Quelle etichette sconfessano, secondo il consigliere del Pd, non solo le parole proferite da sindaco e assessore quel 27 luglio ma anche le battaglie condotte dalla Lega Nord in città e nel resto del Paese. Nel mirino c’è soprattutto Morelli, l’assessore del Carroccio.

«Dov’è finita la tanto sbandierata difesa della produzione lombarda da parte della Lega Nord? — chiede polemico Maran —. La Lega, in campagna elettorale, ha riempito le città di cartelli contro l’invasione di prodotti cinesi. Ma a a Milano si affida proprio ai produttori cinesi e asiatici per la realizzazione dei gadget col brand del Comune. Morelli — incalza Maran — ha tradito la fiducia datagli dai milanesi e farebbe bene a dimettersi». Le etichette per la rintracciabilità di magliette, felpe e cappellini hanno una doppia indicazione: «Design 100% made in Milano» e, poi, «Made in China», piuttosto che in Bangladesh o Cambogia. Tradotto, non si tratta di etichette ingannevoli: il design, il progetto grafico dei prodotti sono made in loco, mentre le magliette, le felpe o i cappellini sono prodotti - vergini - nel sud-est asiatico. Ma al Pd non basta. «Solo nella provincia di Milano — attacca l’opposizione — ci sono quattromila imprese tessili che stanno cercando di resistere alla crisi, possibile che nessuna di queste fosse in grado di produrre felpe e magliette rendendo così i prodotti made in Milano al 100 per cento?».

 

L'assessore non ci sta. «La promozione delle eccellenze milanesi è assolutamente la priorità e, malgrado la legislazione europea non ci permetta di imporre la nazione di provenienza delle magliette, ci siamo spinti fino ad esplicitare nella gara di aggiudicazione del brand che il licenziatario (Giemme, società di Torino ndr) è obbligato a utilizzare preferibilmente una filiera produttiva locale o certificata sia per i procedimenti produttivi che per la tutela dei lavoratori. Ma, stanti le norme europee volute da Romano Prodi, non possiamo far altro che affrontare il mercato con le regole che ci sono. È un peccato — prosegue Morelli — che Maran si sia limitato a pubblicizzare le magliette visto che accanto a quelle vanno ricordati tanti altri articoli, italiani: l’orologio Vigorelli della Lorenz, i prodotti di Rosso Ciliegia, quelli della Tucano, le biciclette della Ducale, la moto Brutale dell’Agusta, i prodotti dolciari della Zaini e il panettone della Loison che ci ha permesso di essere distribuiti anche al settimo piano della Rinascente. Se Maran pensa di essere in grado di trovare altre aziende pronte a sbarcare anche all’estero e capaci quindi di estendere il mercato del nostro brand saremo pronti ad accogliere le sue proposte». In soccorso dell’assessore ecco Matteo Salvini, capogruppo della Lega in Consiglio comunale: «Ringraziamo il Pd per la segnalazione. Già oggi (ieri ndr) chiederemo alla Giemme di privilegiare ulteriormente i produttori milanesi e lombardi». E sul punto interviene anche il sindaco. «Faremo in modo che sia ampliato lo spazio riservato alle aziende del territorio» ha assicurato la Moratti.