Milano, 3 gennaio 2011 - La sentenza del Tar innesca un polemico dibattito sul delicato tema dell’aborto terapeutico. Ma il presidente della Regione Roberto Formigoni va dritto per la sua strada. Parla di «deriva abortista nell’interpretazione delle leggi», ma soprattutto sostiene che tutto rimarrà come prima negli ospedali lombardi «perché le pratiche contestate dal Tar sono di puro buon senso e coerenti con le scoperte scientifiche degli ultimi anni. Il nostro è un atto di indirizzo che non impone una disciplina, ma indica a tutti gli ospedali lombardi le migliori pratiche definite in accordo con i migliori professionisti e tali pratiche continueranno a essere utilizzate».

 

In effetti conferma la dottoressa Alessandra Kustermann, direttore Ostetricia e Ginecologia della clinica Mangiagalli: «Come al solito le sentenze della magistratura sono una cosa e la realtà un’altra. In Lombardia l’epoca della vitalità del feto scatta a 23 settimane, motivo per cui l’aborto terapeutico, sin dal 2004, lo si fa al massimo alla ventiduesima settimana, per evitare la sopravvivenza di un feto affetto da gravi malformazioni. La legge dice che l’aborto è possibile finché il feto non ha raggiunto la possibilità di vita autonoma, e da noi grazie alle terapie intensive neonatali, che in Lombardia ci sono e funzionano bene, a 23 settimane la vita è possibile. Non capisco la polemica, non credo ci sia nessun attacco alla legge 194. Questa questione, esplosa nel 2008, non faceva altro che prendere atto di un comportamento già diffuso in regione in tutti noi operatori». D’accordo quindi, la Kustermann, con Formigoni, anche nel dire che «non cambia nulla».

Il Tar ha anche messo in discussione le linee guida della Lombardia che, nell’ammettere l’aborto terapeutico quando una patologia può arrecare gravi pericoli alla salute fisica o psichica della madre, impongono che l’accertamento debba avvenire con la consulenza dello psicologo o della psichiatra. Ma anche qui, «tutti noi lo facciamo» insiste la Kustermann, «Già nel 1993, quando presidente della Regione era Fiorenza Ghilardotti con una giunta di sinistra, fu fatta una legge regionale che diceva che in tutti i centri dove si fa diagnosi prenatale deve esserci una psicologa».