Milano, 23 dicembre 2010 -  Il conflitto tra politica e magistratura, finora divampato soprattutto nei palazzi romani visto che i protagonisti erano essenzialmente Silvio Berlusconi e quelle che lui definisce «toghe rosse», esplode anche a Milano. Miccia innescata la questione rom, con la Magistratura che apre un’indagine che ipotizza la discriminazione razziale, nei confronti di Prefettura e Comune. «Stiamo lavorando con la Prefettura per verificare come procedere rispetto a questa situazione» dice il sindaco, che ricorda anche che «l’autorità per l’emergenza rom è il Prefetto e che tutte le decisioni sono state sempre prese a un tavolo con la Prefettura».

Fronte comune quindi, e il coro del centrodestra si amplia arrivando a comprendere anche il governatore Roberto Formigoni: «Sono decisioni che competono alla politica più che alla magistratura — dice — quindi mi sembra che dovrebbero essere i consigli comunali a dover deliberare». Parole decise ma poche, visto che la Regione è coinvolta nella vicenda molto marginalmente. Chi invece serra i ranghi è la Lega. Il presidente del Consiglio regionale Davide Boni definisce quella dei magistrati «una presa di posizione vergognosa e non condivisibile. Oltre alla giusta indignazione che in questi giorni sta emergendo da parte dei cittadini e di coloro che solo dopo enormi sofferenze e sacrifici sono regolarmente entrati in possesso di un alloggio popolare, anche le istituzioni hanno tutto il diritto di contestare».

Per Boni le motivazioni che hanno portato alla decisione «sono fortemente lesive nei confronti delle istituzioni milanesi». Il segretario provinciale dei lumbard, Igor Iezzi, invita addirittura il sindaco Moratti a «licenziare subito don Colmegna». Iezzi attribuisce infatti all’intervento del sacerdote il ricorso dei rom: «Questo è davvero troppo — esplode — l’amministrazione comunale che finisce indagata a causa di un personaggio che gode di contributi provenienti dallo stesso Comune. Il sindaco deve chiudere i rubinetti alla Casa della Carità».

 

Don Colmegna incassa e replica: «La magistratura indica di mettere in pratica i patti sottoscritti. La nostra documentazione è già tutta nelle mani della Prefettura. Il nostro messaggio è lavorare sperando che si abbassino i toni e aumenti la collaborazione, con l’obiettivo del superamento dei campi nomadi. No allo sgombero del Triboniano, sì all’individuazione di soluzioni abitative più stabili». E intanto proprio al Triboniano andrà oggi il cardinale, in una visita che sarà certamente discussa, anche se Tettamanzi incontrerà sia i residenti che i rom. Il livello dello scontro è altissimo.

L’opposizione ne approfitta per sottolineare come i problemi, lungi dall’essere risolti, siano anche aumentati. Per Marco Granelli, capogruppo del Pd a Palazzo Marino, «le vicende di oggi e di ieri evidenziano il fallimento del sindaco e del ministro Maroni. Nonostante i 4mila alloggi pubblici vuoti dopo 15 anni di governo Lega e centrodestra non danno risposte né agli italiani né agli stranieri. Abbiamo ancora i campi rom nonostante le roboanti e vuote parole di Maroni e della Moratti di fine settembre che garantivano ai milanesi e minacciavano ai rom la chiusura di Triboniano al 30 ottobre».