Milano, 17 dicembre 2010 - Naufraga, neanche a sorpresa: non ancora nata e già relitto. Vittima di mancanza di reddito, e di un inquietante nulla di fatto che viene da ministeri e macchine amministrative. Il silenzio sulla nuova Cittadella della Giustizia parla in modo fragoroso. Nessuno ha stanziato fondi, e i tempi ormai strettissimi, da qui al 2015, anno di grazia dell’Expo, declassano a fantascienza quel progetto ambiziosissimo e composito che voleva, solo nella presentazione in pompa magna di un anno fa, un combinato disposto fra uffici giudiziari milanesi e carcere ex San Vittore, nella decentratissima località di Porto di Mare.

«Non abbiamo notizie sulla cittadella della giustizia», risposta secca, ma esaustiva del presidente del tribunale di Milano Livia Pomodoro, a specifica domanda, in occasione della presentazione dell’iniziativa del «tribunale che verrà» (oggetto alcune migliorie di tipo telematico per consentire al cittadino di usufruire del servizio giustizia). La cittadella, dfunque, non avverrà: «Tenuto conto che il 2015 è dietro l’angolo - precisa Livia Pomodoro - penso non ci sia più la possibilità per realizzarla e per perseguire quel progetto che ci era stato indicato». Cioè trasferire gli uffici giudiziari dal palazzaccio di Corso di Porta Vittoria nella zona Sud est di Milano.
Non resta, precisa il magistrato, che «valorizzare l’esistente che abbiamo - che non é poco -, tenendo conto che avremo una nuova sede in San Barnaba»: cioè alle spalle dell’attuale palazzo di giustizia.

«Possiamo così pensare a riorganizzare gli spazi e vedere quali uffici possono essere dislocati» nella nuova sede che dovrebbe essere pronta relativamente a breve.

Una conferma del fallimento del progetto viene anche dal presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano, Paolo Giuggioli: «Non saremo assolutamente in grado di fare questa operazione entro il 2015»: vale a dire agganciare il progetto della Cittadella giudiziaria alle varie opere previste in occasione dell’esposizione universale del 2015.
Il silenzio sul progetto, su un suo rinvio o su un suo definitivo naufragio, certo stride con la presentazione di solo un anno fa - era il dicembre 2009 - alla presenza delle massime autorità cittadine e con l’imprimatur del Ministro della Giustizia Angelino Alfano. Presentazione ufficialissima al Palazzo della Regione, fatta dal sindaco Letizia Moratti, il presidente della Regione Roberto Formigoni, l’assessore allo Sviluppo del territorio Carlo Masseroli e l’allora presidente della Corte d’appello, poi andato in pensione, Giuseppe Grecchi.

 

«Una nuova cittadella della giustizia che riunisce tribunale, carcere e uffici per rispondere sempre meglio alle esigenze dei cittadini e per migliorare la qualità della vita di operatori e detenuti», diceva allora il sindaco, presentando il progetto che avrebbe dovuto portare alla chiusura del carcere di piazza Filangieri e del palazzo di giustizia. Progetto che prevedeva, da depliant, un milione e 200mila metri quadrati fra Porto di Mare e quartiere Santa Giulia.

«Oltre la metà dell’area destinata a verde - sempre da progetto -, mentre gli spazi per l’amministrazione della giustizia passeranno dagli attuali 146mila metri quadrati, fra Tribunale e funzioni esterne, a una superficie di pavimento di 400mila. Gli spazi carcerari, dagli attuali 5.500 metri quadrati di San Vittore, arriveranno a 220mila». Obiettivi: efficienza, efficacia, vivibilità e «portare in periferia qualità e funzioni pregiate» si diceva. Inizio previsto dei lavori, era il 2009. Poi, il silenzio più assoluto.