MIlano, 7 novembre 2010 - Non ce l'ha fatta. Il ragazzo di 17 anni finito all’ospedale durante il party di Halloween al Leoncavallo è morto. Quella miscela devastante di alcol e droga che aveva spedito il minorenne in coma, non gli ha dato scampo. Ieri nella tarda mattinata i medici del Niguarda si sono dovuti rassegnare e non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso per un’epatite fulminante. Ma non erano rimasti impotenti di fronte allo scempio che una lunga frequentazione presumibilmente di qualche droga e di tanto alcol, aveva provocato negli organi interni del ragazzo di Lucca.

I medici fin da quando il giovane era arrivato - nella notte del 31 ottobre - avevano battuto ogni strada percorribile per strappare quella giovane vita alla morte. Fino a ipotizzare un trapianto di fegato, organo irrimediabilmente compromesso, poi le condizioni molto precarie del ragazzo avevano indotto medici ad attendere almeno una parziale ripresa del paziente. Un recupero che non c’è mai stato. il giovane non si è mai svegliato dal coma. I familiari hanno acconsentito all’espianto di un solo organo. La madre, una maestra, travolta dalla tragedia ha confidato che l’idea che il cuore di suo figlio possa battere nel corpo di un’altra persona può alleviare il suo grande dolore. Il giovane, studente dell’Itis è il terzo di tre figli, il papà lavora in Costa Rica e tutti vivono a Mulazzana una frazione di Lucca.

Per stabilire le cause della morte e d eventuali responsabilità è avviata l’inchiesta, affidata al pm Gianluca Prisco e agli investigatori della squadra mobile, che procederà con tutta probabilità con l’ipotesi di reato di «morte come conseguenza di un altro reato», appunto lo spaccio di droga.

 

Le indagini mirano dunque a individuare chi ha ceduto l’ ecstasy al ragazzo il quale, a detta dei medici dell’ospedale Niguarda, aveva una quantità ‘’spaventosa’’ di anfetamine nel sangue. Dell’indagine si occupaerà la Squadra Mobile. Finisce in tragedia quindi il rave party di fine ottobre organizzato dal Centro sociale di via Watteau. Il modo peggiore per archiviare quella che doveva essere una festa, un’occasione di incontro di divertimento, di musica e ballo per un migliaio di ragazzi. Fin dall’inizio gli stessi medici hanno parlato di un’assunzione di alcol e droga, ma hanno aggiunto che già le condizioni del paziente erano molto precarie. Pativa cioè una sofferenza soprattutto epatica probabilmente per difetti congeniti oppure per «cattive abitudini». Tutto è rimandato all’utopsia. Quando è arrivato al Niguarda lamentava anche un trauma cranico dovuto ad una caduta, e non era l’unico ragazzo che aveva avuto bisogno dell’ambulanza. Ovviamente in condizione meno critiche almeno una decina di giovani si erano sentiti male. Senza esiti al momento l’indagine interna decisa dopo l’assemblea di giovedì al Leonka. Anche l’appello lanciato da Facebook «chi sa, parli». È caduto nel vuoto. «Il Leoncavallo andrebbe chiuso — dice Rino Simonetti sindaco del paese del giovane».