Milano, 15 ottobre 2010 - La moschea a Milano? Perché no. Il ministro dell’Interno, il leghista Roberto Maroni, spiazza tutti e apre alla realizzazione di un luogo di culto islamico nel capoluogo lombardo. Il numeno uno del Viminale, però, scarica sugli enti locali la decisione finale. Durante la puntata di ieri di «Porta a Porta», il talk show politico condotto da Bruno Vespa, Maroni risponde così alla domanda sull’ipotesi di una moschea a Milano: «Io sono per i luoghi di culto, quello che voglio contrastare è l’utilizzo di luoghi di culto che tali non solo, come certi centri culturali dove si fa macellazione e si raccolgono fondi per il terrorismo». Ogni riferimento al centro islamico di viale Jenner è puramente voluto. È dall’estate del 2008, infatti, che il ministro sostiene che quel garage è un posto inadeguato per i fedeli di Maometto.

 

A «Porta a Porta», comunque, Maroni aggiunge che «se la moschea è un luogo di culto credo sia un momento di giusta integrazione». La domanda sorge spontanea: dove e quando realizzare la moschea a Milano? Il responsabile del Viminale se ne lava le mani: «Il problema non riguarda il ministro dell’Interno, altrimenti ci sarebbe il legame moschea-ordine pubblico. La programmazione del territorio viene lasciata a chi amministra il territorio». Insomma, il cerino torna nelle mani del Comune, in primis, ma anche di Regione e Provincia. Torna, sì. Perché il sindaco Letizia Moratti ha già detto come la pensa sul tema moschea durante la Festa nazionale del Popolo della Libertà, lo scorso 2 ottobre al Castello Sforzesco: «Finché non ci sarà una legge nazionale e un Governo che dà garanzie in materia, la moschea a Milano non si fa».

Palazzo Marino chiama in causa il Viminale, il ministro rimanda la palla nel campo del sindaco. Sembra una delle più classiche versioni del gioco dello scaricabarile. E non finisce qui. Perché dopo le parole di Maroni, il Comune ribatte con il vicesindaco Riccardo De Corato: «Il ministro dice che la questione moschea non lo riguarda. Ma era stato lui stesso, in occasione di un vertice in Prefettura del 18 settembre 2009, a dire che non ci sarà una moschea prima di un disegno di legge. Idea ribadita il 4 ottobre, dopo le parole della Moratti». La conclusione di Palazzo Marino è sempre la stessa: «Finché la legge non sarà varata, non ci sarà alcuna moschea a Milano».

 

L’apertura di Maroni sulla moschea, intanto, dà il destro al capogruppo del Popolo della Libertà in Comune Giulio Gallera per affondare il colpo contro il lumbard Matteo Salvini: «Siamo contenti che Maroni riconosca che una moschea è un giusto luogo di integrazione. Il ministro farebbe bene a dare qualche ripetizione ad alcuni suoi colleghi di partito che in Comune aizzano i peggiori sentimenti dei cittadini. La moschea è un fatto positivo. Ma prima di realizzarla attendiamo con fiducia la legge annunciata da Maroni».