Mialno, 28 settembre 2010 - Caso chiuso, o quasi. «Niente alloggi popolari ai rom». Dopo le proteste di Popolo della Libertà e Lega Nord, ieri mattina il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha bocciato il progetto predisposto dal Comune, e finanziato dal Viminale, che prevedeva la destinazione di 25 alloggi dell’Aler ai nomadi del campo di via Triboniano, un insediamento regolare che dovrebbe essere smantellato entro fine ottobre per consentire la realizzazione di una strada per l’Expo 2015.

Maroni esclude l’utilizzo di case dell’Aler o del Comune, ma anche quelle confiscate alla mafia, per sistemare i nomadi sgomberati dai campi: «È una scelta di saggezza. Non si risolvono i problemi creando altri problemi. La soluzione individuata ha tenuto conto di tutte le sensibilità, anche di quelle di chi crede che prima debbano venire i milanesi». Pdl e Lega, infatti, hanno fatto notare a più riprese che le case popolari dovrebbero essere assegnate in primis ai 20 mila milanesi da anni in attesa di un alloggio. Maroni aggiunge: «Sono certo che il grande cuore di Milano individuerà soluzioni che non suscitino reazioni negative».

 

Sarà il prefetto Gian Valerio Lombardi, commissario straordinario all’emergenza nomadi in Lombardia, a dover individuare le altre soluzioni per sistemare le 25 famiglie rom di via Triboniano. Si cercherà l’aiuto delle associazioni legate al privato sociale, dal Policlinico al Pio Albergo Trivulzio fino alla Fondazione Cariplo. Il sindaco Letizia Moratti è soddisfatta: «La chiusura del campo di via Triboniano è un grande segnale». Non solo. «L’alleggerimento dei campi regolari è un messaggio preciso in vista dell’allargamento dell’area Schengen alla Romania. Un allargamento che rappresenta un rischio soprattutto per le grandi città come Milano e Roma».

Un rischio che potrebbe rovinare i risultati ottenuti negli ultimi quattro anni sul fronte dell’emergenza rom: dal 2006 a oggi il numero di nomadi nei campi regolari è calato da 2.032 a 1.307 e gli sgomberi di insediamenti irregolari sono stati 343 con allontamento di 7.004 persone. Quanto al «no» di Maroni alle case ai rom, la Moratti commenta: «Il prefetto troverà altre soluzioni. Noi privilegeremo i rimpatri e non tollereremo alcuna situazione di illegalità da parte di chi uscirà da Triboniano e si riverserà in città». Il vicesindaco Riccardo De Corato fa un passo in più: «Mi auguro che la Curia, che ha a disposizione molti immobili, collabori con il prefetto per individuare le soluzioni abitative per le 25 famiglie di nomadi».

 

Pidiellini e Lumbard, intanto, si contendono la vittoria nella battaglia anti-case ai rom. Certo, è stato il ministro leghista Maroni a chiudere il caso, ma a sollevarlo, a metà agosto, è stato un esponente del Pdl, l’assessore regionale Romano La Russa, che ora commenta: «Ha prevalso il buon senso». Sulla stessa linea altri due pidiellini: il capogruppo in Comune Giulio Gallera, che ha presentato in aula una mozione contro gli alloggi ai nomadi («le decisioni prese in Prefettura sposano il contenuto del nostro documento»), e l’europarlamentare Carlo Fidanza («è una vittoria del Pdl»).

 

I leghsiti, naturalmente, la pensano in maniera diversa. Il capogruppo lumbard Matteo Salvini osserva: «Se sarà la Lega a gestire sicurezza e politiche sociali sarà una garanzia per tutti gli italiani». Il presidente del Consiglio regionale Davide Boni parla di «buon risultato», mentre l’assessore provinciale alla Sicurezza Stefano Bolognini commenta: «Ora avanti con il piano Maroni. Senza se e senza ma». Opposta la posizione del centrosinistra. Filippo Penati (Pd), vicepresidente del Consiglio regionale, va all’attacco: «Sceneggiata di pessima qualità quella andata in scena a Milano. Un altro pezzo della propaganda della Lega a cui hanno partecipato il prefetto, il sindaco e la sua Giunta».