Milano, 30 agosto - Cuccioli di cane, gatti e altri animali stipati in gabbie per essere trasportati dai paesi dell’Europa dell’est a Milano e a Torino, tenuti senz’acqua durante lunghi tragitti e imbottiti di medicine che venivano loro somministrate «al solo scopo di ritardare la scoperta di patologie in atto». È il quadro che emerge da un’inchiesta a carico di nove persone destinatarie di un avviso di chiusura delle indagini firmato dal pm di Milano Nicola Balice per associazione a delinquere finalizzata a diversi reati, tra cui maltrattamenti e sevizie nei confronti di animali che venivano messi sul mercato come se fossero cani o gatti italiani e rivenduti a caro prezzo agli acquirenti col rischio che i loro animali potessero avere patologie come la rabbia.

Tra gli indagati, allevatori, rivenditori e veterinari, figurano i proprietari, marito e moglie, di un negozio per animali di via Padova, ‘Anima Animalè. In base a quanto ricostruito dagli inquirenti, violando le disposizioni comunitarie, gli indagati importavano dalla Repubblica slovacca cuccioli di cane e gatti, munendosi di passaporti per animali compilati con dati falsi relativamente alla data di nascita, all’esecuzione delle vaccinazioni obbligatorie per la prevenzione della rabbia e alle condizioni di salute.

Lo scopo sarebbe stato lucrare sui prezzi differenti del mercato italiano rispetto a quello dell’est europeo, creando un «potenziale pericolo per la salute pubblica - si legge nell’avviso di conclusione dell’inchiesta -, perchè talvolta i cuccioli non erano stati sottoposti all’obbligatoria vaccinazione contro la rabbia». Coinvolti nell’indagine anche due veterinari. Il primo avrebbe iscritto in modo illegale i cuccioli all’anagrafe canina lombarda, omettendo di rilevare la loro effettiva età e le eventuali patologie di cui soffrivano; avrebbe somministrato il vaccino contro la rabbia pochi giorni dopo l’importazione, senza sapere se fossero già stati vaccinati come prevede la legge; e avrebbe consegnato senza prescrizione ai negozianti medicinali a uso umano e animale perchè camuffassero le malattie dei cuccioli. Il secondo, oltre ai farmaci, avrebbe affidato a un allevatore torinese i microchip per l’identificazione dei cuccioli e avrebbe creato libretti di vaccinazione con il suo timbro e la sua firma in bianco. Il pm accusa tutti gli indagati di aver sottoposto «un numero imprecisato ma tuttavia rilevante di animali a sevizie e fatiche insopportabili», tra l’altro «sottoponendoli a trattamenti vaccinali ripetuti e somministrando medicinali al solo scopo di ritardare la scoperta di patologie in atto». Tra gli indagati, oltre a Massimo Cubuzio e alla moglie Elisabetta De Lucia, propietari di ‘Anima Animale', ci sono anche Simona Mignone ed Elisabetta Pesenti, soci dell’azienda ‘La carica dei cuccioli' che gestisce l’omonimo negozio a Torino.