Milano, 10 agosto 2010 - Vigilia "amara" per il Ramadan che inizia domani al teatro Ciak. "Amara perchè a distanza di due anni - è la considerazione di Abdel Hamid Shaari che guida l’Istituto islamico di viale Jenner - la comunità musulmana milanese non ha un luogo adatto dove riunirsi per celebrare il mese sacro dell’Islam». Non una moschea, "quella forse la vedranno le nuove generazioni", ma aggiunge ancora Shaari, "solo un luogo di culto dignitoso per la preghiera".

 

Quello che non va giù è che da Palazzo Marino non è arrivata alcuna risposta alla lettera inviata personalmente da Shaari al sindaco Letizia Moratti, «"orse che siamo cittadini di serie B e non meritiamo nemmeno una cortese risposta, anche di diniego, da parte del signor sindaco?", si chiede amareggiato Shaari. Ma la risposta arriva dal presidente del Consiglio regionale, Davide Boni (Lega): "Resto convinto che Milano abbia questioni più urgenti da risolvere che non quella di prevedere in tempi brevi una nuova moschea sul suo territorio".

Così, da due anni a questa parte, i musulmani si riuniscono al Palasharp per la preghiera del venerdì e anche quest’anno al Ciak per celebrare il Ramadan. "Il prefetto, che in questi anni ci è stato molto vicino ma non può fare le veci del sindaco, ha scelto per noi il Ciak, cui paghiamo un affitto simbolico, così come al Palasharp che abbiamo adattato a un luogo di culto. Pensi, pregheremo lì e intorno avremo la festa dell’Unità". Eppure, chiarisce la comunità islamica, al Comune nessuno "chiede sovvenzioni ma solo l’ok, la certezza di avere i permessi per adattare un immobile a luogo di culto, decoroso per le esigenze della comunità. Su sicurezza e ordine pubblico siamo totalmente disponibili ad attuare le misure necessarie".

In altri paesi, ricorda il presidente dell’istituto islamico di viale Jenner, «la situazione è diversa, chi viene da fuori ha gli stessi diritti degli altri, compreso quello di poter coltivare la propria spiritualità». E sulla questione, nei giorni scorsi è intervenuto polemicamente anche l’assessore regionale alla Sicurezza, Romano La Russa che ha ricordato che se «il Comune deciderà di realizzare una moschea in città, non sarà certo per biechi motivi elettorali ma perché la legge italiana impone la libertà di culto».