MIlano, 10 agosto 2010 - I roghi della Russia potrebbero mandare in fumo anche la stabilità del prezzo del pane? L’allarme, a livello nazionale, è già stato lanciato da più di un’associazione di consumatori, che ritengono ingiustificato qualunque aumento a fronte del blocco delle importazioni del grano dalla Russia. A Milano, notoriamente, il prezzo del pane è quasi il più alto d’Italia, battuto solo da Venezia. Ma l’ex Unione Sovietica non c’entra nulla. Lo rimarca il presidente dei panificatori milanesi Pietro Restelli: «Guardi io sono anche commissario di Borsa, e a piazza Affari di aumenti ne parlano già da un mese. Ma il problema è la speculazione sui cereali. C’è gente che vuole speculare, come sull’oro, sulle materie prime. Ora mirano ai cereali. Ma oggi come oggi non si sa ancora niente. C’è subbuglio sulle farine, ma bisognerà valutare a fine agosto». Confermano dal Codacons. Il presidente Marco Donzelli mette le mani avanti: «Siamo già intervenuti sulla pasta, e lo ribadiamo anche sul pane: non c’è nessuna necessità di speculare nuovamente. I prezzi del grano a livello internazionale stanno scendendo, si è passati dai 231 euro a tonnellata del giugno 2009 ai 164 del 2010. Negli anni passati si era arrivati a quasi 500 euro. Però temiamo le bolle speculative, e da tempo chiediamo che sui mercati internazionali non si possa speculare sul prezzo delle materie prime. Eppure in Borsa c’è chi lo fa. Servirebbe una riforma internazionale, per evitare scommesse su materie prime che incidono su tutto il resto della filiera. Comunque il pane a Milano è già caro, ed è battuto, sul prezzo, solo da Venezia». «Non è vero — ribatte Restelli — le assicuro che il prezzo medio del pane a Milano non è i 4.20 euro del centro ma i 3.60 della periferia. E dai panettieri, sulle pezzature grosse, troviamo anche i 3 euro. In zona San Siro ad esempio». In effetti gli aumenti a Milano negli ultimi dieci anni sono stati contenuti (29,85%) rispetto a quelli nazionali (50%). Ma la stangata potrebbe arrivare. Restelli ricorda infatti che «ci sono gli aumenti degli affitti, della corrente, del metano, e incombe il rinnovo del contratto regionale. Poi le speculazioni: se a settembre troviamo che le farine sono passate da 50 a 80, 90 euro al quintale, sarà tutto da valutare».

La Coldiretti nei giorni scorsi aveva polemizzato: «Il pane viene già pagato oltre 10 volte il prezzo del grano». Contrattacca Restelli: «Inutile che la Coldiretti voglia mettere il becco da noi. Io sono figlio di contadini, e so bene che con un chicco di grano loro ne raccolgono 230. I coltivatori danno la colpa ai panificatori, ma noi non vogliamo aumentare, anzi. Guardi che noi facciamo ancora credito alla gente. Ci sono persone che pagano una volta al mese. Non gli anziani, perché oggi l’anziano sta meglio dei giovani, il pensionato i suoi 1100 euro li prende di media, il giovane che va al lavoro non so quanti ne prende in un mese». Aumenti in vista quindi? «Non è detto» dice Restelli. «Non possiamo dire cosa succederà in autunno. Di certo c’è gente che cerca di speculare sul grano e di guadagnare quello che non guadagnano sulle farine. Non c’entra la Russia, il grano russo lo avremmo preso nel 2011. Per fortuna come fornitori abbiamo Francia, Turchia, Grecia, America, Canada. Perché certo col nostro grano tenero non riusciamo a fare il pane».