Milano, 2 agosto 2010 - Il fenomeno del bullismo e dello stalking riguarda un ragazzo su 10, ma la percezione degli stessi adolescenti è che siano almeno il 20% ad essere vittima di queste persecuzioni online. A dirlo è una ricerca condotta su 951 studenti di una scuola superiore dell’hinterland milanese, età media del campione 16 anni e mezzo.


Lo studio è stato illustrato questa mattina a Milano, in occasione della presentazione dell’Associazione di scopo "Occhi aperti", costituita dall’Istituto scolastico Niccolò Machiavelli di Pioltello e dall’Associazione Chiamamilano, in collaborazione scientifica con il Dipartimento di Psicologia della Seconda università di Napoli e la partnership del ministero dell’Istruzione.  "Occhi Aperti", presieduta da Milly Moratti, avrà il compito di produrre ricerche sulla diffusione, le cause e la natura del cyberstalking tra gli adolescenti e di costituire un luogo di formazione per i docenti delle scuole, che sempre più spesso si trovano a confrontarsi con questi tipi di comportamento.

L’associazione si propone di fornire 5 servizi principali. In primo luogo un Centro studi e ricerche sull’uso/abuso giovanile della rete informatica in modo principale sul bullismo giovanile online e sullo studio dello stalking giovanile e del cyberstalking. Si tratta di progettare e realizzare ricerche sul campo con le scuole campione site a Milano e in provincia.

Poi c’è un Centro per l’informazione e la formazione rivolto a insegnanti, operatori del sociali, operatori sanitari, anche in collaborazione con le forze dell’ordine sulle tematiche dell’uso lecito e illecito della rete web e sui possibili rischi associati. Da non dimenticare il Centro per la progettazione di programmi di intervento per la riduzione del fenomeno del bullismo online, dell’abuso delle reti informatiche, dello stalking giovanile online. Quarto servizio è lo Sportello di ascolto e counseling su stalking online e sulle tematiche oggetto di studio presso la sede operativa, la scuola pilota. Infine, lo Sportello per la consulenza legale sulla normativa vigente.

 

Fra le prime attività del progetto è la conduzione dello studio condotto su 951 studenti. Tra gli intervistati, il 99,1% usa internet a casa: il 79,7% per comunicare; il 46,9% fa zapping attraverso i siti e il 38,6% gioca online. Gli studenti che hanno almeno un profilo sui social networking sono l’85,4%. Il 6,7% confessa che, negli ultimi mesi, ha ricevuto messaggi online che gli hanno fatto temere per la sua sicurezza (il 5,5% da 1 a 4 volte, l’1,2% oltre le 5 volte). Il 10,4% degli studenti, poi, sostiene di avere inviato, negli ultimi 6 mesi, messaggi volgari, crudeli o minacciosi tra l’una e le quattro volte; la percentuale scende al 2,5% oltre le cinque volte. Percentuali simili per chi ha subito cyberbullying. L’8,1% del campione dichiara di essere stato umiliato online da qualcuno che ha inviato pettegolezzi crudeli o altri materiali offensivi tra l’una e le 4 volte (l’1% oltre le 5 volte). C’è anche chi lamenta la condivisione online di segreti professionali o immagini personali senza il suo consenso (7,5% tra l’una e le 4 volte e 2,1% oltre le 5 volte). Infine, il 29,1% dichiara di aver visto o di sapere di materiale online che denigra un appartenente al personale scolastico e il 23,5% è a conoscenza di studenti che hanno pubblicato materiale che minaccia o evoca violenza.