MIlano, 21 luglio 2010 - Doveva essere il giorno dell’accordo sui terreni destinati ad ospitare strutture ed eventi dell’Expo. È stato, invece, il giorno dell’ufficializzazione dello strappo tra Comune e Regione. Tra Letizia Moratti, in qualità di commissario straordinario di Expo Spa prim’ancora che di sindaco, e il governatore Roberto Formigoni. Non solo non si è trovata l’intesa. Ma la Regione minaccia di abbandonare la trattativa. Eppure non più tardi di lunedì la Moratti aveva lasciato il Pirellone dichiarandosi «allineata a Formigoni», oltre che a Podestà, «nella tutela dell’interesse pubblico» di fronte alla proposta dei proprietari dei terreni, Fondazione Fiera e Gruppo Cabassi.

 

Ieri erano in programma un’assemblea dei soci di Expo Spa e il Consiglio d’amministrazione della società, appuntamenti preceduti da un incontro informale tra i soci convocato dal commissario straordinario Moratti. Alle 16 l’accordo sembrava trovato: «Da domani — ha detto il sindaco all’uscita dal cda — inizieranno le riunioni di amministrativi e legali per arrivare a un protocollo d’intesa tra Regione, Provincia, Comune e società Expo con i privati per lavorare su una soluzione che garantirà agli enti pubblici il diritto di superficie delle aree».

L’offerta di Fondazione Fiera e Gruppo Cabassi prevede la cessione delle aree (770 mila metri quadrati) alle amministrazioni, a titolo gratuito, tramite comodato d’uso o tramite la costituzione di diritti di superficie. A fine evento, il 44,2% dei terreni (340 mila metri quadrati) tornerà ai privati con la possibilità di edificare. Quanto ai restanti 440 mila metri quadrati, i proprietari propongono di trasferire agli enti locali il diritto di proprietà come anticipazione della cessione. Infine, Fondazione Fiera e Gruppo Cabassi sono pronti a offrire 190 milioni di euro tra i contributi per realizzare le infrastrutture utili alla kermesse e gli oneri di urbanizzazione per le opere che i privati intendono edificare nel lotto che tornerà in loro possesso a Expo chiuso. «Il protocollo — ha assicurato la Moratti — sarà validato da un advisor. Il Tesoro ci fornirà una rosa dei soggetti che non abbiano interessi con gli enti locali e la società Expo». Tutto deciso? Macché. Poco dopo le 17 il presidente Formigoni si chiama fuori.

 

«La proposta dei proprietari — secondo il governatore — non dà ancora sufficienti garanzie di trasparenza e di tutela dell’interesse pubblico». Formigoni rivendica a sé («ho chiesto e ottenuto») la scelta, anticipata un’ora prima dalla Moratti, di sottoporre «la proposta alla valutazione di un collegio di legali al lavoro da domani (oggi ndr)». Mentre è stato Podestà a proporre il ricorso a un advisor. «La Regione — si legge nella nota — non è disponibile a dar vita ad un accordo di programma né a sottoscrivere protocolli con i proprietari delle aree sulla base dell’ipotesi di oggi (ieri ndr)». Il Pirellone è pronto a defilarsi, la conclusione di Formigoni è sibillina: «Il commissario ha la possibilità di realizzare autonomamente le varianti urbanistiche necessarie a rendere possibile la soluzione del comodato d’uso».

 Per il governatore continua a essere maggiore il vantaggio dei privati. Ecco perché. I proprietari si impegnano a versare 50 milioni di contributo per le opere e le infrastrutture utili all’evento. Ma il valore delle infrastrutture che resteranno in loro possesso una volta chiusa la kermesse sarebbe di 120 milioni, più del doppio rispetto all’impegno garantito. Nel complesso i proprietari otterrebbero dall’operazione immobiliare plusvalenze di 400 milioni (140 a valori attualizzati) che, oltre a essere superiori al valore degli indennizzi previsti per i privatiin caso di espropri o accordi bonari col pubblico, risultano, ancora una volta, superiori al contributo dato agli investimenti per l’Expo. Il versamento di quei 50 milioni è poi ripartito dal 2011 al 2015. Non solo. La concessione in comodato risulta vincolata, nella proposta dei proprietari, all’approvazione, entro dicembre 2012, di una variante urbanistica che consenta l’edificabilità una volta chiuso l’Expo. In assenza della variante Expo Spa dovrà restituire le aree libere da edifici, demolendo parte delle opere realizzate per l’evento.