Milano, 5 luglio 2010 - Quando Letizia Moratti lo nomina al vertice di Amsa, Sergio Galimberti è uno sconosciuto. Di lui si sa solo che fa il commercialista e che lo sponsor si chiama Forza Italia. Siamo nel 2007 e lady Letizia decreta la fine dei tecnici super partes, voluta dal suo predecessore Gabriele Albertini, alla guida delle società partecipate di Palazzo Marino. Ma Galimberti si sente un manager e non si lascia scalfire dalle accuse di essere un lottizzato. Si mette a lavorare e fa capire di che pasta è fatto.

All’ennesima polemica sulla città sporca risponde così: «È inutile aumentare gli investimenti, se non cambia il comportamento dei cittadini che sporcano. Bisogna pensare a sanzioni più pesanti per gli incivili». Un attacco frontale allo scarso senso civico dei milanesi che non piace ai partiti di maggioranza. Loro, preoccupati del consenso, vorrebbero un linguaggio politically correct. Cosa che il presidente Amsa non ama. Definisce «piccoli delinquenti» i writer e sostiene che per colpa degli imbrattatori l’azienda spende dieci milioni all’anno. Così Galimberti finisce di colpo sotto il fuoco amico, come quando il consigliere comunale ed eurodeputato Carlo Fidanza (ex An, oggi Pdl) gli rimprovera di avere troppe cariche: «È un bravo manager ma potrebbe essere ancora più bravo, se fosse più presente in azienda».

 

Lo stesso discorso si potrebbe fare per Umberto Maerna (anche lui ex An, ora Pdl, vicepresidente della Provincia) che di Amsa è il numero due. Ma i partiti, sulle loro nomine, tacciono. Il cda dell’azienda che gestisce la raccolta di rifiuti è tutto politico: dal citato Maerna (che allo stipendio di assessore provinciale somma 42mila euro) agli altri membri che guadagnano 37mila euro.

C’è, per esempio, Richard Rizzi, fratello di Alan, assessore comunale allo Sport. Entra in Amsa su indicazione di Forza Italia, come Domenico Scarcella. Mentre la Lega Nord esprime l’ex assessore e deputato Roberto Grugnetti. Gli altri sono tecnici di area, ovvero professionisti graditi alla politica. Anche il Pd trova soddisfazione nel collegio sindacale con Alberto Grancini, ex assessore provinciale alla Sicurezza nell’era del centrosinistra. A conti fatti, lo stipendio di Galimberti (83mila euro, più 50mila per funzioni manageriali, più 100mila di premio) non è esagerato, considerando competenza, impegno e risultati.

 A stupire sono le indennità pagate a un cda che ormai ha davvero poco senso. La fusione del 2008 fra Aem e Asm (che ha dato vita ad A2A, facendo passare Amsa sotto il controllo della nuova multiutility) dovrebbe aver snellito gli assetti societari e ridotto le spese. Invece Amsa continua a possedere un proprio bilancio e una propria struttura. Se non è uno spreco, poco ci manca.