Milano, 23 giugno 2010 - Expo ad alta tensione. A 24 ore dal consiglio di amministrazione che potrebbe sancire una svolta nei vertici della società di gestione, i protagonisti tengono tutti, o quasi, le bocche cucite. Non parla l’amministratore delegato di Expo 2015 Spa, Lucio Stanca, dato a un passo dall’addio. Secondo alcuni boatos, ieri Stanca è volato a Roma per incontrare il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Stanca avrebbe chiesto al premier una poltrona da sottosegretario. Una via d’uscita dall’Expo.

La permanenza dell’ex ministro per l’Innovazione nel board di gestione dell’evento del 2015, infatti, pare ormai del tutto improbabile, anche perché le norme della manovra economica colpiscono proprio i doppi incarichi come quello di Stanca, parlamentare del Popolo della Libertà e ad di una società a capitale pubblico. In caso di via libera del Cavaliere per l’ingresso al Governo, Stanca potrebbe rassegnare le dimissioni già domani, nel giorno del cda di Expo. Al suo posto, ma con la carica di direttore generale con pieni poteri, dovrebbe arrivare Giuseppe Sala, attualmente direttore generale del Comune.

 

Il cambio al vertice è a un passo. Ma, alla fine, potrebbe anche slittare di qualche settimana. O concretizzarsi solo dopo l’estate. La situazione è delicata e piena di incognite. Certo è che sull’Expo si sta consumando un gioco al massacro che potrebbe compromettere la realizzazione nei tempi previsti delle opere indispensabili per l’evento del 2015. In fondo, si possono leggere anche in questo senso le dichiarazioni rilasciate ieri dal governatore Roberto Formigoni: «È meglio lavorare piuttosto che chiacchierare, ho visto un eccesso di chiacchiere in questi giorni». Ogni riferimento allo scontro epistolare tra la presidente di Expo Spa Diana Bracco e lo stesso Stanca sembra puramente voluto.

 

Resta ancora da sciogliere, intanto, il nodo delle aree per l’Expo. Un milione di metri quadrati ai confini tra Milano e Rho-Pero di proprietà di Fondazione Fiera e Gruppo Cabassi. Ieri Formigoni ha smentito le voci sul possibile esproprio dei terreni ai privati: «Non abbiamo mai pronunciato la parola esproprio». Ma sembra sempre ferma al palo anche la nascita della società-veicolo che dovrebbe acquistare le aree, un progetto lanciato proprio da Formigoni. I tre soci coinvolti nell’operazione — Regione, Comune e Provincia — non hanno ancora trovato un accordo. Il sindaco Letizia Moratti prende tempo. Il presidente della Provincia Guido Podestà ha già fatto capire che Palazzo Isimbardi non ha i fondi necessari per entrare con una quota paritaria agli altri due soci nella nuova società. Un’impasse che ha già fatto irritare, e molto, il Pirellone.