Milano, 14 maggio 2010 - Non solo si può, ma «si deve abolire la caccia». Michela Vittoria Brambilla non molla, incurante delle invettive dei cacciatori: «Si rassegnino. Non credo che una minoranza di 710mila persone possa rivendicare con arroganza la libertà di uccidere animali indifesi, cosa inaccettabile per la stragrande maggioranza degli italiani». È durissima, il ministro del Turismo: «Non è degno di un Paese civile uccidere per sport. Chi non rispetta gli animali non rispetta neanche gli esseri umani». E un pensiero va alle famiglie dei due volontari animalisti freddati in Liguria, tragedia scatenata «dalla mancanza di rispetto per la vita».
Ma la sua presa di posizione fa discutere nel Pdl: «Non mi risulta che l’abolizione della caccia sia nel programma del Pdl — commenta, gelida, Viviana Beccalossi, capogruppo Pdl in commissione Agricoltura — né mi pare sia argomento inserito nei piani d’azione di Berlusconi». E se un assessore veneto Pdl arriva a chiedere le sue dimissioni e l’Arcicaccia avanza l’ipotesi di una mozione di sfiducia alla Brambilla, il ministro delle Politiche Agricole, Giancarlo Galan, cerca di barcamenarsi: «Sono a favore della caccia, purché responsabile. Quella dei cacciatori è una minoranza, ma in democrazia anche le minoranze vanno rispettate».
Resta il fatto che l’abolizione delle attività venatorie è al primo punto di un manifesto lanciato dalla Brambilla con l’oncologo Umberto Veronesi da Palazzo Reale, a Milano. L’iniziativa si chiama «La coscienza degli animali» e ha già un sito internet (www.lacoscienzadeglianimali.it), il plauso degli animalisti (Lav e Wwf) e nove interpreti pronti a metterci parole e faccia. Il ministro e il medico, poi Vittorio Feltri, le scrittrici Dacia Maraini e Susanna Tamaro, l’imprenditore, Franco Bergamaschi (fondatore dell’Erbolario), il teologo don Luigi Lorenzetti, l’avvocato animalista, Antoine Goestchel, e il regista Franco Zeffirelli.
Schierati per il diritto alla vita degli animali, ma anche contro «l’inumana detenzione» negli zoo e nei circhi, l’importazione di specie esotiche, per una regolamentazione degli allevamenti, del trasporto e della macellazione rituale (vietando pratiche «cruente»). E la Brambilla assicura di avere una proposta di legge pronta da sottoporre ai ministri competenti: divieto e penalizzazione della vivisezione, punizione dell’abbandono degli animali domestici e della loro detenzione in condizioni degradanti (il randagismo, ricorda il ministro, danneggia anche il nostro turismo) e un’azione di sensibilizzazione. Le pellicce — tuona il ministro — «sono fuori moda: per ripararsi dal freddo non è più necessario coprirsi di cadaveri».
Veronesi avverte: ci vuole coerenza, diritto alla vita vuol dire non uccidere gli animali neanche per mangiarli. Gli esperimenti non sono eliminabli («I farmaci non possono essere testati sull’uomo») ma l’obiettivo è farvi ricorso solo quando è indispensabile. Feltri si candida a portavoce degli animali più muti, i pesci, scagliandosi contro la pesca sportiva che, rispetto alla caccia, ha l’aggravante della crudeltà. Le scrittrici affrontano un altro punto controverso. La Tamaro rifiuta la logica dell’aut-aut per la quale «chi pensa agli animali se ne frega dei bambini che muoiono di fame». La Maraini interviene in video: «È difficile parlare di dignità degli animali in un mondo che non rispetta quella degli esseri umani, ma le due cose non sono alternative».
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