Milano, 25 aprile 2010 - Apertura sì o no: la Milano del commercio e dello shopping dibatte sulla decisione del Comune di intervenire con una deroga sull’ordinanza regionale che prevede la chiusura dei negozi il 25 aprile. Oggi i commercianti possono quindi decidere liberamente se aprire o meno. Non tutti lo faranno. E non tutti, fra quelli che oggi alzeranno le serrande, sono soddisfatti della scelta che, vuoi per paura della concorrenza, vuoi perché vincolati alle decisioni dei loro superiori, hanno dovuto fare.

Sabato pomeriggio, corso Buenos Aires. L’arteria del commercio della città è divisa: molti dei grandi negozi scelgono di aprire, la gran parte di quelli medi e piccoli, invece, di mantenere la chiusura. Ovs Kids, abbigliamento per bambini, ha un grosso cartello arancione sulla vetrina dove è annunciata l’apertura di domenica. Patrizia Zacconi, la direttrice, non lavorerà: «Io per fortuna starò a casa, è il mio compleanno. Un altro dei commessi è in vacanza, quindi toccherà alle due ragazze gestire la boutique. Certo, a saperlo con più anticipo ci si organizzava meglio».

Qualche vetrina più in là Andrea Barisco, cassiere al negozio di oggettistica per la casa SaraB home, spiega perché hanno deciso di non aprire: «Aprile è un mese difficile per le vendite, tenere aperto una domenica in più non rende. Sarebbe comunque stato difficile per i turni, visto che il Comune ha deciso all’ultimo e che noi siamo in pochi».

«L'anno scorso il 25 aprile abbiamo tentato l’apertura e non ne è valsa la pena: la spesa è stata maggiore della resa – sottolinea anche Donatella Iacovellis, responsabile del negozio di intimo Intimissimi – Se bisogna aprire alla domenica che sia una scelta ragionata: meglio farlo quando ci sono eventi, per esempio la maratona, in cui il corso diventa pedonale». Marco Printera, commesso da Euronics, oggi avrebbe voluto andare al parco. Invece dovrà lavorare: «La domenica è considerata straordinario quindi in teoria sarei pagato di più, circa il 30% mi sembra, ma dato che devo recuperare delle ore non ci guadagnerò poi molto», sospira.

Veronica e Sonia Doria, invece, sperano di guadagnarci. Se non altro in shopping: le due sorelle, studentesse, sono favorevoli all’apertura e contente di avere l’occasione di fare qualche acquisto in più. «Dal momento che usufruire della deroga alla chiusura è volontario, non ci vediamo nulla di male», affermano.

Clelia, pensionata, e Flavio, produttore tv, guardano con interesse alle aperture domenicali ma «non il 25 aprile o il primo maggio. Svilisce la ricorrenza». Mauro Salina, impiegato, è d’accordo con loro: «Bene le aperture, ma non il 25 aprile e soprattutto non il primo maggio. È la festa dei lavoratori, sarebbe un controsenso», esclama. Non tutti, però, danno grande importanza alle due ricorrenze. Secondo Pio Belloni, impiegato, «è giusto che i negozi siano aperti. Anche se è il 1 maggio, pazienza». Eva Mase e Valerio Giunta, entrambi impiegati, la considerano «un’ottima decisione. In un mondo che si basa sul commercio non è altro che l’ennesima manifestazione di un certo modo di pensare. A pensarci bene, forse anche noi passeremo il 25 aprile facendo shopping: dato che i negozi saranno aperti tanto vale approfittarne».

Di certo non potranno fermarsi al Caffè Hardy. Dietro il bancone, mentre è indaffarata con caffè e spremute, Carmen sostiene la sua ferma intenzione di non aprire. «No, noi vogliamo riposare – dice – L’assessore Giovanni Terzi non mi venga a dire che il giorno della liberazione i negozi erano tutti aperti perché la gente festeggiava: ma quali negozi, non c’erano, si usciva dalla guerra».