MILANO, 12 OTTOBRE 2009  - Attentato contro una caserma a Milano: un’esplosione è avvenuta questa mattina alle 8 davanti alla caserma dell’esercito ‘Santa Barbara’, in pazzale Perrucchetti, la più grande di Milano, in zona san Siro. A far esplodere la bomba è stato un libico di 35 anni, Mohammed Game. I feriti sono due: un militare colpito lievemente da una scheggia e lo stesso attentatore che ha invece riportato gravi lacerazioni a una mano, che gli e’ stata amputata, e al viso.  A quanto si è appreso la bomba è esplosa solo in parte, altrimenti sarebbe stata una strage. Nella tarda mattinata il libico si trovava ancora in sala operatoria, in prognosi riservata all'ospedale Fatebenefratelli di Milano. La direzione dell'ospedale  ha comunicato che il cittadino libico è arrivato alle 8.56 al Pronto soccorso, con lesioni da scoppio di ordigno, fratture multiple al volto «con scoppio dei bulbi oculari» e «arto superiore destro dilaniato». Il paziente è stato sedato, intubato ed è stato
trasportato in sala operatoria.


L’attentatore e’ regolare in Italia, residente a Milano e con precedenti penali che, pero’, secondo fonti di intelligence, non hanno niente a che fare con il terrorismo. ‘’Allo stato - hanno spiegato gli 007 - si tratta di un gesto isolato di una persona che non ha alcun precedente specifico’’. Secondo una prima ricostruzione dell’attentato, il libico, cercando di infilarsi tra l’auto di un militare che stava entrando dalla porta carraia della caserma e il muro, e’ stato affrontato, da lontano, dai militari di guardia che gli hanno spianato contro il fucile mitragliatore. A quel punto, dicendo solo brevi parole in arabo, il libico ha fatto saltare in aria la valigetta in metallo che aveva in una mano. In tasca aveva un biglietto ferroviario per una tratta proveniente da Napoli sul quale gli investigatori stanno ancora lavorando per capirne l’importanza.


Si escludono al momento in Procura, a Milano, collegamenti tra l’attentatore di questa mattina e i 4 marocchini, due dei quali arrestati nel dicembre del 2008, che avevano intenzione di compiere attentati contro obiettivi sensibili tra cui proprio la caserma Santa Barbara di piazzale Perrucchetti. Fonti investigative hanno ‘’smentito categoricamente’’ che il libico abbia proferito frasi inerenti ai nostri militari in Afghanistan. Frasi che invece gli erano state attribuite nelle prime ricostruzioni.  Del resto le stesse fonti parlano di frasi "incomprensibili" pronunciate in arabo, difficile pare azzardato escludere "categoricamente" che vi fossero riferimenti alle missioni italiane all'estero.   

 

RUTELLI, PRESIDENTE COPASIR

Quello che ci'è stato stamattina a Milano davanti a una caserma “sembra un atto isolato”. Lo ha detto Francesco Rutelli, presidente del Copasir, intervistato su Radio24. “Già in attività investigative alcune settimane fa - ha aggiunto - erano state colte delle conversazioni che concernevano proprio una caserma che veniva identificata come la caserma Perrucchetti”.

 

LA MOSCHEA DI VIALE JENNER:"SI, PREGAVA ANCHE QUI"

«Un libico che bazzicava un pò dappertutto, è venuto a pregare anche da noi, come migliaia di altre persone, ma non è che ci sia una conoscenza approfondita». Abdel Hamid Shaari, presidente dell’Istituto islamico milanese di viale Jenner, parla con l’AdnKronos di Mohammed Game, l’attentatore di 35 anni, di origine libica, che ha fatto esplodere un ordigno all’ingresso della caserma dell’esercito di via Perucchetti a Milano.


«Veniva a pregare e poi se ne andava, non è che stava qui a fare comizi -ricorda Shaari- come altre migliaia che vengono, pregano e se ne vanno». Le ultime volte che Game è stato visto partecipare alla preghiera, «una ventina di giorni fa», ricorda ancora Shaari, è stato «per gli ultimi giorni del Ramadan, per la preghiera nottura, al teatro Ciak, ma c’erano migliaia di persone». Il presidente del centro di viale Jenner non ricorda se Mohammed Game frequentasse la moschea insieme alla moglie e ai figli.  Sebbene le motivazioni del gesto non siano ancora chiare, per Shaari si tratta in ogni caso di «un gesto incomprensibile, per l’Afghanistan poi...». Shaari si dice comunque «a disposizione delle forze dell’ordine per qualunque aiuto necessario.
Se siamo già stati contattati? No, non ancora, ma ci contatteranno». 

 

POLEMICHE MOSCHEA

Dopo la vicenda di questa mattina, è sempre più sul tavolo la questione dei centri islamici e soprattutto la mancanza di conoscenza di chi frequenta questi luoghi. L’incontro previsto tra il sindaco Moratti e il ministro Maroni per discutere del tema 'moschee in Città' non può più essere rimandato. E’ possibile, quindi, che questo argomento venga trattato nel corso del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato proprio per domani dal ministro e con all’ordine del giorno anche l’attentato avvenuto oggi nel capoluogo lombardo. 

Sulla questione moschea è subito intervenuto Luca Tafuni, portavoce del comitato Jenner Farini: "Non è possibile lasciare ai cittadini che vivono nelle vicinanze di alcuni magazzini, trasformati in luoghi di preghiera, il peso di gestire situazioni di così grande disagio e, da oggi, di profonda tensione. Il primo controllo di chi frequenta i centri islamici dovrebbe avvenire da chi questi centri li gestisce. Troppo facile dire 'uno fra i tanti': ce ne sono forse altri? Speriamo proprio di no".

Un commento all'attentato è arrivato anche dalla parlamentare del pdl, Souad Sbai: "Erano anni che denunciavamo il pericolo dell’estremismo islamico e purtroppo solo una disgrazia di questo tipo ci ha aperto gli occhi sui suoi pericoli. Ora chiediamo l’espulsione immediata di tutte le persone legate al fanatismo islamico". "Tutta la nostra solidarietà va alle forze armate che si trovano a combattere in prima linea per difendere i cittadini e la democrazia - afferma la Sbai - e il cui lavoro si svolge sotto silenzio al riparo dagli occhi di molti". La parlamentare di origini marocchine chiede, inoltre, al ministro degli Interni, Roberto Maroni, di avviare "il dialogo con la grande moschea di Roma per fare il censimento di tutte le moschee presenti in Italia e individuare i tanti imam fai da te che lavano il cervello a una parte della comunità»". "Il pericolo - sostiene - è che altre persone vengano indottrinate da questi estremisti. Si tratta di persone che rappresentano un grave problema per il nostro Paese e per tutta la comunità musulmana che vive invece integrata in Italia".

Della stessa opinione il vice sindaco Riccardo De Corato: “Che l’attentatore alla caserma Perrucchetti sia un frequentatore di viale Jenner è la chiara dimostrazione che la questione moschea a Milano non ha nulla a che vedere con problemi urbanistici, ma è direttamente collegata alla sicurezza. Come ha ribadito anche il Pdl, servono garanzie precise".

Matteo Salvini, eurodeputato e consigliere della Lega ha detto: "Se sarà confermato che si è trattato di un atto terroristico valuteremo meglio le istanze della comunità islamica a Milano. La moschea non la vogliamo a prescindere”. Ma sulla questione è voluto intervenire anche l'imam moderato Mahmoud Asfa: "Come moschea di via Padova condanniamo con forza l’attentato compiuto questa mattina a Milano. È necessario tenere i terroristi lontani dai centri di culto".